Un libro che a quanto si è capito racconta del passato di un uomo, delle sue debolezze, anticipate con degli estratti, come è prassi per la stampa anglosassone e per i suoi maggiori quotidiani, quale è il Daily Mail. Ed ecco subito pronta la rappresentazione allegorica del giovane Cameron in pasto al pubblico, che contraddice la figura del Premier inappuntabile, rivoltato come un calzino, afferrandone e torcendone bruscamente i ricordi universitari di Oxford. Una sorta di trittico a tre scene, composto dall’appartenenza di David ad una confraternita chiamata “Fam Club” (simile alla Skull and Bones americana), dove a fare da padrona erano le notti in bianco e gli effetti della cannabis e della cocaina, insaporite con strani riti iniziatici a carattere sessuale. In pratica, senza prendere le difese di nessuno, quanto basta per scongiurare l’acquisto di un “libro spazzatura”, dedicandosi ad una lettura più impegnata.
Se non fosse che, l’uscita di questo libro, spingerebbe quasi a divertirsi, paragonando la disavventura di Cameron con quelle di Lucien Chardon, nelle «Illusioni Perdute» di Balzac. Un’eresia che ha una fievole ma significativa assonanza con il capolavoro e il genio polivalente dello scrittore francese: le singolarità di una società brutalizzata e dei suoi abitanti, al tempo stesso carnefici e vittime di un contesto. Passato, presente o futuro che sia, dall’ immensa allucinazione che tradisce chi si è tradito. E’ una narrazione e un intervento tempestivo, efficace, di una scaramuccia cartacea che presto uscirà nelle librerie dal titolo “Call Me Dave”. Allietando gli intrighi da tabloid made in UK e quel fiato che David ha sul collo, che corrisponde, al nome del leader laburista, Jeremy Corbyn.
La politica, in un’isola che ci ha abituato a continui colpi di scena, piegando volente o nolente i grandi appuntamenti della Storia, è soprattutto la possibilità di incidere sulla volontà di decidere: a discapito di tutto e di tutti, esaltando e contemporaneamente schiacciando, quando più gli è comodo. In un libro, è possibile accorgersi quanto sia alienante l’essenza della società inglese ma, di riflesso, anche la nostra. Tanto quaggiù, abbiamo degli apprendisti, perfetti. E bisognerebbe domandarsi, quali nozioni, siano mai stati in grado di apprendere. Ma la risposta è scontata: una foggia ed un’esteriorità da carta patinata. Come Lord Ashcroft che si è reso conto di avere al suo fianco il suo alter ego perfetto.