Nel 1993 qualcuno chiese a Silvio Berlusconi chi avrebbe scelto tra Fini e Rutelli nel ballottaggio per la carica di sindaco se avesse potuto votare a Roma. Berlusconi, senza tentennamenti, fece il nome di Gianfranco Fini. Subito dopo circolò la voce secondo cui Berlusconi avrebbe fondato un nuovo partito denominato Forza Italia. E’ risaputo che tra tutti i dipendenti si diffuse il panico; tutti videro in pericolo il proprio posto di lavoro, minacciato dalle fazioni filocomuniste presto imperanti. E fin qui è storia.
Passiamo ad una fantastoria. Berlusconi si rese conto delle difficoltà oggettive a fondare un partito, delle perplessità che circondavano il suo progetto e delle responsabilità che aveva nei confronti delle sue maestranze e decise di venire a patti con Achille Occhetto, leader del PDS. Costui si vantava di essere a capo di quella che chiamò “gioiosa macchina da guerra”, ormai destinata a vincere a mani basse le imminenti elezioni politiche.
Berlusconi chiese ed ottenne di recarsi alla sede del PDS, in via delle Botteghe Oscure, per incontrare Occhetto ed offrirgli i suoi servigi pur di salvare le proprie aziende. Si era reso conto che per quanto umiliante, questa era l’unica strada percorribile per lasciare che Mediaset continuasse a trasmettere e lui restasse ancora titolare di molte delle sue attività.
Occhetto, ormai presidente del consiglio in pectore, accondiscese ad incontrarlo e gli garantì una legge ad personam affinché le reti Mediaset potessero continuare a trasmettere su tutto il territorio nazionale.
Naturalmente pose delle condizioni, da buon ex comunista. Le testate giornalistiche del TG4, del TG5 e di Italia 1, avrebbero dovuto subire un travaso di nuovi redattori, scelti esclusivamente tra gli esuberi delle redazioni del TG3, di Repubblica, l’ Espresso, il Manifesto, l’Unità.
Walter Veltroni sarebbe stato incaricato di gestire il palinsesto delle trasmissioni culturali, dei film e delle fiction. Il tutto per garantire al paese democrazia ed antifascismo.
Una supervisione sarebbe stata posta anche per gli spot pubblicitari: per esempio nessuno spazio andava concesso ad Esselunga, che avrebbe potuto minacciare la posizione di leader nella grande distribuzione delle Coop.
Solo la presidenza del Milan venne lasciata senza preclusioni a Berlusconi; infatti molti politici di sinistra erano tifosi rossoneri.
Interpellati dalla stampa il pool di Mani Pulite si dichiarò soddisfatto del patto Occhetto-Berlusconi. “L’imprenditore milanese, mai scalfito da Tangentopoli, dà garanzie di trasparenza e rispetto delle regole” affermarono congiuntamente i magistrati del pool.
Gianni Agnelli, a nome dell’imprenditoria italiana si dichiarava soddisfatto della soluzione prospettata a Botteghe Oscure. “Potremo finalmente collaborare con i due contraenti per rilanciare la nostra Duna, una vettura che è un progetto sociale; costruita secondo gli schemi della mitica Trabant della DDR, avremo una macchina a portata di tutti.”
Gianfranco Fini e Umberto Bossi rimasero a capo di una asfittica opposizione, non in grado di contrapporsi al regime che si stava instaurando.
In una conferenza stampa chiesero a Fini cosa ne pensasse della decisione arrendevole di Berlusconi . “Sono profondamente deluso, ma d’altra parte cosa avrebbe potuto fare ? Forse fondare un partito ? Mi sembra un po’ irrealistico.”
“Decisamente un volo di fantasia !” fu il commento unanime dei giornalisti presenti.
Montanelli invece, ben convinto che Berlusconi avrebbe potuto fondare un nuovo partito, trasse un sospiro di sollievo alla notizia dell’accordo di Botteghe Oscure. Così decise di restare al Giornale, dove un Berlusconi ormai rassegnato non ebbe il coraggio di mandarlo via. Montanelli rinunciò al progetto di un nuovo giornale, la Voce, che sarebbe comunque stato destinato al fallimento. Sotto l’influenza di giornalisti già orientati a sinistra, il Giornale perse copia dopo copia gran parte dei suoi lettori ed infine chiuse i battenti. L’opposizione così perse anche un altro tassello di indipendenza.
Ben presto le reti Rai e Mediaset si uniformarono ad una stanca, noiosa, prevedibile programmazione. Veltroni imperava nella scelta dei film ed imponeva agli italiani suoi nuovi e vecchi lungometraggi, contro i quali non era nemmeno possibile la sublime reazione di Fantozzi davanti all’ennesima proiezione della corazzata Potemkin con quel “è una cagata pazzesca!”
In tutta Italia si tornò alle riunioni di condominio per decidere dove piazzare l’antenna per captare Tele Capodistria, TeleMontecarlo e la TSI, la mitica televisione della Svizzera Italiana.
Le videocassette di Giovannona Coscialunga tornarono preziose, venendo a mancare le puntate di Drive in e di Colpo Grosso!
L’Italia era triste avvilita depressa. Berlusconi si dedicò al calcio e solo dal Milan ebbe soddisfazioni.
La magistratura tornò ad occuparsi di giustizia, non aveva più politici da far fuori.
Presidente era Scalfaro e la musica da requiem non cambiava.
“Berlusconi aveva pensato solo a salvare le sue aziende!” era il commento diffuso tra gli italiani, “aveva pensato solo a se stesso”
Silvio abbozzava sorrisi, non raccontava barzellette, sembrava spento, però…., però…..