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Home Televisionando

Festival di Sanremo 2014: la mediocrità e lo specchio d’Italia

di Augusto Grandi
19 Febbraio 2014
in Televisionando
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Ma se l’unico momento memorabile del Festival di Sanremo è stato l’intervento di Cat Stevens, perché mai si devono pagare mega ingaggi al falso pretino Fazio ed alla “orenda” (scritto in piemontese) di Torino? Quella schifezza andata in onda ieri non è il festival della canzone italiana, perché lo spazio per i cantanti è scarso e perché i brani sono generalmente pessimi (vogliamo salvare Perturbazione? Ligabue che canta De André, quello vero?). Ma, in compenso, Sanremo è la vetrina ideale del baratro in cui è precipitata l’Italia. Con personaggi come il falso pretino e la orenda, con il coinvolgimento di tutti gli amici degli amici. Da Serra (non quello di Renzi) agli ospiti come Gramellini, tutti a rendere omaggio a questo costoso carrozzone che, a loro, garantisce onori e denari. Agli altri solo i costi. La Rai che non ha i soldi per trasmettere le Olimpiadi ma che li trova per pagare la coppia politicamente corretta che annoia su Rai 3 durante l’anno e che infastidisce al Festival. Un’Italia che vive delle volgarità della orenda, volgarità che per qualcuno – evidentemente- sono divertenti. L’Italia volgare si riconosce nelle battute che ormai sono superate persino nei cessi delle scuole. E poi la sfilata, del tutto inutile, di campioni che arrivano, leggono il titolo della canzone promossa, dicono due banalità e se ne vanno. Perché? A che cosa serve? A chi serve? Forse a preservare il meccanismo mentale che prevede la totale separazione tra i Divi sul palco, i Vip in sala ed il popolo idiota davanti alla tv. Ciascuno stia al suo posto, nell’Italia che non deve votare perché ha già i suoi divi, i suoi eletti calati dall’alto. Raffaella Carrà e le sue banalità d’annata fanno il paio con Matteo Renzi e le sue banalità nuove da mentalist. La scaletta degli ospiti decisa come Berlu decide i parlamentari da nominare in ogni collegio. Ma, da perfetto simbolo dell’Italia, il Festival è un flop sotto l’aspetto qualitativo. Un bluff totale e scoperto da chi ha gli occhi per guardare ed il cervello per capire. L’Italia che si affida a questa classe dirigente, può solo sperare nell’arrivo del Cat Stevens di turno per sperare di risollevarsi. La nostra classe dirigente – i Divi, i Vip – fugge e vende, lo straniero capace compra e fa qualità, in Italia. Anche in questo Sanremo è esemplare: nel servilismo, inutile e sciocco nei confronti dell’ospite internazionale. Cat Stevens è grande anche senza la falsa commozione della coppia politicamente corretta. Laetitia Casta non rappresenta nulla anche se il falso pretino l’accoglie adorante. Eppure i media, i soliti media, esaltano, applaudono, analizzano. Come se la farsa di Sanremo fosse una cosa seria. Forse hanno ragione loro: la orenda ed il falso pretino sono l’immagine di una realtà italiana assolutamente disastrosa. E che non potrà migliorare, sino a quando i Divi saranno questi ed i Vip quelli che li applaudono.

Tags: Cat StevensFabio FazioFestival di SanremoLaetitia CastaLuciana LittizzettoLuciano LigabueRaffaella Carrà
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