Da Bruxelles a Salerno, o meglio: da Saint Gilles, sobborgo della capitale belga, a Bellizzi, appendice di quel Salerno-stan nato a sud del capoluogo campano grazie ad un’immigrazione selvaggia ed incontrollata, prevalentemente dai paesi del Nordafrica.
Luoghi legati da un filo rosso emerso con prepotenza nella tarda serata del Sabato Santo, quando gli agenti dell’antiterrorismo hanno tratto in arresto un algerino, membro del gruppo che avrebbe falsificato i documenti utilizzati dagli attentatori di Parigi e di Bruxelles. Oltre che da Abdeslam Salah, la primula rossa del terrorismo islamico arrestato nei giorni scorsi dalla polizia belga dopo una caccia durata oltre quattro mesi.
A finire in manette il 40enne Eddine Djamal Ouali, sul cui capo pendeva un mandato di arresto europeo emesso dal Belgio per i reati di partecipazione a un’organizzazione criminale dedita al falso documentale e favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Il nome dell’algerino è venuto fuori all’indomani della perquisizione effettuata in un appartamento di Saint Gilles: lì furono rinvenute dalla polizia belga circa mille immagini digitalizzate riferibili a falsi documenti d’identità, tra queste anche le foto e le false identità utilizzate dal commando che realizzò gli attentati a Parigi lo scorso 13 novembre. Nel covo dei falsari sono stati rinvenuti anche foto e nomi di Soufiane Kayal, alias di Laachroui Najim, uno degli attentatori fattisi esplodere il 22 marzo scorso all’aeroporto di Zaventem; Samir Bouzid, alias utilizzato da Mohamed Belkaid, rimasto ucciso durante l’irruzione del 15 marzo scorso nell’appartamento di Forest in rue de Dries 60, dove si nascondeva il noto Salah Abdelslam; Yassine Baghli, alias utilizzato dallo stesso Salah Abdelslam.
Quanto basta, dunque, per ipotizzare che il covo scoperto nel sobborgo della capitale belga fosse qualcosa di più di un mero centro del falso: piuttosto, probabilmente, un vero e proprio punto di sostegno logistico per la rete terroristica che ha messo a segno gli attentati tra Francia e Belgio.
E dal Belgio arriviamo all’Italia. Se effettivamente Ouali è collegato alla rete logistica che ha supportato gli attentatori di Parigi e Bruxelles perché da qualche mese era in provincia di Salerno? Una presenza non transitoria, considerato che l’algerino è stato individuato dopo aver presentato alla questura di Salerno domanda per ottenere il permesso di soggiorno.
Il paese scelto dall’algerino, Bellizzi, è al margine settentrionale del grande Salerno-stan, quella fascia di territorio –in prevalenza costituita dai grandi centri agricoli della Piana del Sele- in cui da anni vive un’ampia e forte comunità mussulmana, di provenienza prevalentemente nordafricana. Una realtà semiclandestina, ripiegata su se stessa e poco permeabile dall’esterno. Non ancora una Molenbeek italiana, ma qualcosa che le assomiglia molto.
In un clima di illegalità diffusa –dove il controllo criminale del caporalato agricolo è solo la punta dell’iceberg- e tra l’indifferenza delle istituzioni e la retorica buonista di alcune organizzazioni sindacali –che negli immigrati magrebini vedono l’unica possibilità per rinsanguare sigle ormai vuote, considerata la disillusione dei lavoratori italiani verso il sindacato- sembrano maturare tutte le condizioni perché si ripetano gli errori già commessi nelle banlieue parigine o nei sobborghi di altre città europee.
Oltre a risposte di carattere preventivo/repressivo come quella messa in atto nella sera del Sabato Santo occorrerebbero, e molto di più, soluzioni di tipo politico. Ma ancora una volta –e lo provano le dichiarazioni del presidente del Consiglio e dei suoi ministri dopo gli attentati di Bruxelles- si registra solo un assordante silenzio.
C’è da sperare che a squassarlo non sia il boato di un’esplosione.