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Home Penna Pellicola Palco

Filosofia/ Contro Rousseau. In un libro le buone ragioni di David Hume

di Francesco Marotta
31 Marzo 2017
in Penna Pellicola Palco
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Filosofia/ Contro Rousseau. In un libro le buone ragioni di David Hume
       

 

 

 

Pensiamo a David Hume contro Jean-Jacques Rousseau, alla lite tra due giganti sotto l’egida della philosophía e al contesto, alle promesse che mantengono tutte le aspettative. Ma innanzitutto, prima di cimentarci in questa lettura, dovremmo chiederci se conosciamo davvero il XVIII secolo, costellato di spazi di tempo in chiaroscuro. Spesso, affidandoci esclusivamente all’immaginario di ciò che appare come una divinità bicefala da scongiurare ad ogni costo, fuoriuscita dal mare delle idee di metà Settecento che nella sua complessità ed in stretta relazione con l’età dei lumi, vide in Italia Ugo Foscolo come uno dei maggiori interpreti. E questo non possiamo dimenticarlo. Piaccia o meno, compreso il poeta.

 

Anche perché è li ad aspettarvi, la strana coppia formatasi e presto scioltasi di David e Jean-Jacques, riemersa dai salotti bui e dalle strade strette di una Parigi che già ambiva a darsi il belletto della Belle Époque del secolo a venire. Dell’isola, in un’isola qual’è tutt’ora Londra, prossima a mettere in secondo piano il commercio per cimentarsi nel nuovo culto della finanza, l’amicizia ambivalente e le bizze di Rousseau, contorniate da un ego sconfinato che si abbatte sulla razionalità didascalica di Hume, urtano intenzionalmente contro la calma apparente del filosofo scozzese.

 

A darne contezza è Spartaco Pupo, insegnate di Storia delle dottrine politiche all’Università della Calabria che nel suo “Davide Hume, Contro Rousseau”, edito da Bietti Edizioni, dimostra di essere non solo uno studioso di Hume ma, ancor più, un ricercatore instancabile delle chicche letterarie che riguardano il filosofo. I fermenti culturali, letterari e le scuole filosofiche parecchio diversificate che si confrontavano dialogando, scontrandosi e ritraendosi sulle proprie convinzioni, formulando teorie e saperi che spesso sfociavano nella cordialità di circostanza e quasi mai, nell’amicalità delle relazioni umane, assistettero per nulla silenti ad uno scontro impensabile.

 

Un doppio tradimento, rinfacciatosi uno all’altro ed il levarsi della contumelia gratuita tra due amici dalla natura inconciliabile che hanno deciso, di rimandare al mittente «l’art de vivre, l’arte della socievolezza e della conversazione». Ad emergere è l’invidia e la gelosia reciproca, amplificata da una vita in comune e ad un confronto, simile al beccheggio di due galli nello stesso pollaio che non hanno nessuna intenzione di convivere assieme.

 

L’idea di Jean-Jacques, rifletteva una società affine ad un contesto simile a quello “ateniese” in cui i «vizi», raccontatici nei suoi Scritti politici (“Scritti politici Vol. I, Discorso sulle scienze e sulle arti- Discorso sull’origine e i fondamenti” a pagina 2019), erano null’altro che il passatempo dei sodali delle «belle arti» se non l’effige di un’Aristocrazia, priva del proprio fondamento e «retta da sapienti ed oratori», pronti ad aspettarlo anche in Inghilterra.

 

Nell’immaginario del filosofo ginevrino, l’aria di Londra diventò presto irrespirabile. E pur facendo incetta delle armonie del barocco musicale, lasciato in dote agli inglesi da Georg Friedrich Händel e quasi certamente detestando il teatro e la «tragedia borghese» di William Wycherley, senz’altro negando la sua natura ma, riconoscendosi in pieno con la celebrazione delle virtù borghesi nelle opere del drammaturgo, preferì la campagna. Ancora una volta, in suo soccorso, giunse D. Hume. Magnanimo, quanto inspiegabile benefattore.

 

Il soggiornò in Inghilterra di Rousseau, progettato per lasciarsi dietro al Canale della Manica le delusioni dei “nemici”, asserragliati nei circoli intellettuali di Parigi e di mezza Europa, decisamente avversi ad una sensibilità parecchio individuale e mutevole, si tramutò in un incubo auto-celebrativo. A suo dire, all’insegna dello sguardo severo e carico di ostilità del suo anfitrione Le bon David, credendo sul serio in quello che non era. Chissà, magari guardando un po’ più in là di un’etica che sembrava irreprensibile. Oppure, provando a distruggersi ed elevando una commedia sempre buona per tutti: andando oltre il mito dell’«empirismo britannico» a cui sembrava guardare però, con un certo interesse.

 

Cedendo così, alla solita voglia di riscrivere una qualsiasi «romanzatura» sulla disponibilità di quello che a breve, diventerà un suo ex amico; riconsiderato in poco tempo come un acerrimo nemico, pensando così di sfuggire all’inguaribile mania di persecuzione che lo tormenterà ciclicamente. Ma questa volta, quello che è un titolo di un libro che dovrebbe essere “Jean-Jacques Rousseau, Contro Hume” e non l’inverso, comunque, non lo salverebbe dai suoi deliri. Non c’e’ riuscita neppure la nobildonna Madame de Staël che fu per lui, una balia personale e preferì ad un certo punto defilarsi.

 

Contrariamente a D. Hume che decise di rispondere per le rime alle accuse mosse da Rousseau, relative ad un “ipotetico” tradimento ordito ai suoi danni. In questo pamphlet a cura di Spartaco Pupo, riaffiora la lite collerica tra due personalità agli antipodi. Rivelandoci, la sensibilità esagerata e artificiosa di Jean-Jacques, alle prese con quella che sembra (il condizionale è d’obbligo), una combutta macchinata da Hume, D’Alembert e Walpole, per screditarne la rispettabilità.

 

Sono presenti in “David Hume, Contro Rousseau”, le missive tra i quattro esponenti della filosofia moderna. Tra queste, troverete uno scritto inviato da Jean-Jacques al “Saint James Chronicle” di Londra, in risposta ad un falso invito, irriverente e canzonatorio. Scritto, niente poco di meno che dal Re di Prussia e diretto al cuore, delle fissazioni “dell’eterno viaggiatore”. Per quello che riguarda la diatriba della “strana coppia”, non è dato sapere chi tra i due avesse realmente ragione.

 

Poco importa, perché questo è un libro che possiamo leggere, senza badare alla passione letteraria per uno dei due. Soprattutto, evitando dei facili equilibrismi sulla valenza delle loro opere. E’ giunta l’ora di confrontarsi con le bizze, le digressioni ed il temperamento di David e Jean-Jacques, così com’erano. A tu per tu e con una fama da difendere, costi quel che costi. Colpi bassi, inclusi.

 

 

Spartaco Pupo

 

David Hume, Contro Rousseau

 

Bietti Edizioni, Collana L’Archeometro, 20 marzo 2017

 

 Pagg. 152, euro 14,00

 

Tags: Bietti editoreDavid HumefilosofiaJean-Jacques RousseauSpartaco Pupo
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