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Follie cattoliche/ L’intervista (in ginocchio) di Famiglia Cristiana a Zingaretti

di Carmelo Bonvegna
16 Giugno 2019
in Home, Società&Tendenze
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Follie cattoliche/ L’intervista (in ginocchio) di Famiglia Cristiana a Zingaretti
       

Quella di Famiglia Cristiana sembra un’intervista benevola ed edulcorata se non proprio di propaganda nei confronti di Zingaretti e, quindi, del Partito Democratico. Intanto le foto (quella grande che lo ritrae pacioso e sorridente in testa al corteo di Milano del 2 marzo contro il razzismo, e quelle piccole con Papa Francesco, con Salvini, con Di Maio e con due extracomunitari di colore, anch’essi sorridenti) fanno sorgere il sospetto che siano state scelte per convincerci che Zingaretti è persona di cui possiamo fidarci. Poi le domande e le risposte dove il sospetto diventa quasi certezza.

Nel preambolo si dice che Zingaretti è “cresciuto a pane e Pci”. È ancora comunista? Forse oggi “comunista” può significare meno di niente se non, magari, la nostalgia di chi ha conosciuto il comunismo solo attraverso le vicende esilaranti di don Camillo e Peppone immaginate e descritte dal grande Guareschi. Ovvio che quello di Zingaretti non può essere il comunismo di Stalin, sterminatore in Russia e in Ucraina di esseri umani (60 milioni secondo Solženicyn!); né quello di Togliatti, caudatario di Stalin, che non salvò dalla fucilazione e dalla morte nel gulag i compagni italiani sfuggiti al fascismo e rifugiatisi in URSS; neanche il comunismo della “mano tesa” ai cattolici (1963); né il “cinese” che molti abbiamo  subito all’università negli anni “1968”; né del “compromesso culturale” e poi “storico” con le famose lettere di mons. Bettazzi a Berlinguer (1976) e di questi al “signor Vescovo” di Ivrea (1977). Zingaretti è nato a metà degli anni Sessanta e il “suo” coincide con la caduta del Muro di Berlino (1989); quindi l’adesione del “nostro” giovine, per quanto “eroica”, essendo egli rimasto coraggioso sulla nave che affondava, non poteva che essere data a un comunismo ormai “diverso”.

Fallita, infatti, la “rivoluzione proletaria” a cui molti avevano ciecamente creduto, ora che i “poveri” e i “proletari” delle “periferie” si affidano alla Lega, il “post-comunismo moderno” è divenuto il partito dei ceti borghesi dei centri urbani proni ai voleri degli intellettuali “primi della classe” che li manovrano e li spingono nelle piazze a manifestare con “bandiere e trombette” contro i fantasmi del razzismo che non c’è, del fascismo che è finito nel 1945 e la Famiglia, questa, sì,che per fortuna c’è ancora (vedi il baccanale indegno organizzato da femministe, ex comunisti e “5 Stelle”, ignoranti di Medio Evo non studiato, giornali e tv in occasione del “Convegno di Verona” di fine marzo 2019).

Tale post-comunismo, irriconoscibile ai vecchi compagni e oggi interpretato dal Partito Democratico, corre alla perenne ricerca di “diritti civili” avendo sposato in nome della “libertà” tutte le “battaglie” che in passato furono del ceto radical-borghese. Gli è tuttavia rimasta immutata l’avversione a Dio e alla Dottrina della Chiesa nel tentativo antico e prometeico di ri-creare un “homo novus” ed una società futura “libera” dai lacci di Religione, Famiglia, Patria, Identità, Tradizione; ma questa sarà una “non-società” atomizzata, sradicata e – quindi – manipolabile dal potere onnipotente.

Il Partito Democratico di cui Nicola Zingaretti è Segretario, nella presente temperie storica è il principale esecutore politico  dell’attuale Rivoluzione antropologica. I suoi Maestri e suggeritori conoscono, molto meglio di me e di tanti inconsapevoli iscritti e simpatizzanti di quel Partito, la “meccanica” per introdurre e farle accettare dalla società le trasformazioni che chiamano “diritti civili”. Tali “diritti” cozzano – “per diametrum” si diceva una volta – col Diritto Naturale e la Dottrina sociale della Chiesa e talvolta con la nostra Costituzione. Stupisce che “Famiglia Cristiana” sembra non essersene accorta!

Mi domando: dobbiamo essere noi, piccoli “quidam de populo”, a mettere in guardia le buone e ignare persone che frequentano chiese e sagrestie e dir loro di  tenere gli occhi bene aperti e di leggere con precauzione perfino  riviste e giornali che un tempo ritenevamo sicuri perché cattolici? Qualcuno vuole, finalmente, proteggere queste buone persone dalla confusione invadente? Oppure la “gloriosa” Rivista dei Padri Paolini ha timore di essere detta “integralista” o spera di ammorbidire Zingaretti e il suo Partito quando questi, malauguratamente ritornati al governo,  sciorineranno le richieste di altri “diritti”?

Ben diverse potevano/dovevano essere, a mio debole parere, le domande da farsi al Segretario; domande chiare, precise e stringenti sugli argomenti fondamentali che oggi ci dividono e non, ad es., quella inodore e incolore “Lei è d’accordo col servizio civile obbligatorio?” Quella, poi, – “Come contrastare  il deserto demografico?” –  sbaglia completamente la mira essendo rivolta al Segretario del Partito che ha favorito  forse più di ogni altro tale “deserto” con l’approvazione della “legge” 194 che dal 1978 ad oggi è stata responsabile di oltre sei milioni di bambini eliminati prima di nascere, alla faccia della “tutela della maternità”! Con domande più precise avremmo avuto una visione chiara e distinta della “bravura” del Segretario e del suo Partito per magari  decidere se votarli o no, visto che “Famiglia Cristiana” gli chiede: “Perché oggi i cattolici dovrebbero votare PD?” Una chiarezza che manca anche quando il “nostro” parla di “nuova speranza” con la scelta “ecologistica per la difesa del pianeta, come propone papa Francesco”, dove il riferimento è – ovviamente – alla nota enciclica “Laudato si’”; ma al paragrafo 120 di questa Francesco dice pure:

“Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure comprensibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano […] quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono”.

È facile citare Francesco quando conviene, ma il Papa condanna l’aborto mentre Zingaretti ha tentato di proibire l’accesso al San Camillo di Roma ai medici antiabortisti obiettori di coscienza (v. “Avvenire” 23-2-2017). Ma ciò dalla domanda e dalla risposta, a p. 38, non si evince e il lettore, ignaro dei fatti, difficilmente capisce di cosa si stia parlando. Ora, contro la soppressione di una vita innocente, l’ “obiezione di coscienza” è l’unica ancora per un povero medico che non vuol fare la parte del “sicario” (il vocabolo è di Papa Francesco!); ma Zingaretti la voleva impedire e “Famiglia Cristiana” non lo dice chiaro. Perché?

Tags: Chiesa cattolicaFamiglia Cristianamass mediaPartito Democratico
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