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Follie da talk show. Ieri tutti virologi, oggi tutti feldmarescialli

di Domenico Bonvegna
19 Marzo 2022
in Home, Società&Tendenze
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Follie da talk show. Ieri tutti virologi, oggi tutti feldmarescialli
       

Durante la pandemia in tanti hanno scritto che eravamo in guerra contro un visus sconosciuto, ora siamo in guerra veramente, ma adesso non si tratta di un virus, ma è come se lo fosse. Il virus dell’imperialismo, del nazionalismo, il virus della “Santa Russia” che vuole salvare l’Europa dalla degradazione morale e religiosa, attraverso i carri armati e il ricatto delle bombe atomiche. Così almeno sembra pensarla l’ideologo di Putin, Aleksandr Dugin.

Di fronte a queste minacce c’è un mondo, quello occidentale, frantumato, diviso e confuso. Finita l’epoca delle ideologie (1914-1989) quando si contendevano il potere arrivando a farsi la guerra, “oggi ognuno è una banda, nel senso che le bande ideologiche tendono a scomparire a favore di un individualismo sempre più estremo”. (Marco Invernizzi, La divisione che ci fa male e un segnale di speranza, 10.3.22, alleanzacattolica.org)

Pertanto, scrive Invernizzi, troviamo, “individui arrabbiati si aggirano nelle società ardenti di rancori mai sopiti, e usano qualsiasi cosa per eccitare la propria “volontà di potenza”. Individualisti, divisi, litigiosi, gli uomini post-moderni sono tendenzialmente anche presuntuosi, nel senso che si fa fatica a fare accettare prospettive diverse dalla loro”. Una divisione e una litigiosità che parte da lontano, almeno dal 1968, quando sono state scardinate radicalmente tutte le “autorità”, da quelle familiari, religiose  a quelle politiche.

Con la pandemia è arrivato il colpo di grazia, le divisioni si sono acuite: “si-vax, no-vax, si-green pass, no-green pass, è scoppiato un conflitto che ha diviso famiglie e movimenti, matrimoni e associazioni. Oggi la guerra in Ucraina rischia di ripetere lo stesso copione fra chi condanna l’aggressione militare russa e chi difende Putin, come se potesse essere il salvatore del mondo dal pensiero unico”. Le trasmissioni televisive repentinamente sono passate dal tema della pandemia alla guerra e così gli stessi che prima fungevano da esperti virologi, sono diventati di colpo esperti di geo-politica, conoscitori del mondo russo e del diritto internazionale.

Anche qui si fa molta confusione e spesso si ingigantisce tutto, perdendo anche il senso della realtà. Tutti a pontificare, si fanno grandi discorsi di geopolitica e ci si dimentica dei due milioni di profughi (destinati a crescere) e delle decine di migliaia di morti su entrambi i fronti, come se fosse un prezzo normale da pagare e non la conseguenza di una scelta politica e militare.

Ormai “I talk show stimolano nevrosi collettive. Il livello di litigiosità nel Paese scende nei mesi tra giugno e settembre, non perché andiamo in vacanza (chi è che sta in vacanza tre mesi??): scende perché, stanno in vacanza i talk show. Dunque, la gente non guarda questi programmi, si disintossica, recupera energie, recupera buonumore e pensa di più. Dunque a livello emotivo è più gratificata. Da settembre, questi talk show ricominciano la loro campagna di martellamento mediatico unidirezionale, con questi programmi urlati senza dibattito, dove c’è una continua ricerca del capro espiatorio e del colpevole da consegnare alle plebi inferocite. Così da settembre, ricominciano le conflittualità domestiche e le nevrosi” (Paolo Borgognone).

La confusione è totale, sono saltati i vecchi schemi di destra e di sinistra, della cosiddetta “guerra fredda”. Nel mondo della destra compaiono nazional-bolscevichi che mettono insieme nazionalismo e comunismo, e nel mondo cattolico appaiono cantori della purezza dell’Ortodossia rispetto al degrado dell’Occidente e della stessa Chiesa cattolica, dimenticando come quest’ultima abbia attraversato ben altre crisi nella sua storia e le abbia sempre superate grazie alla santità di alcuni suoi figli rimasti fedeli anche nei momenti più difficili.

Ma la perdita del senso della realtà non è l’unica conseguenza di questo atteggiamento. La divisione penetra in tutti gli ambienti, comprese famiglie e comunità religiose. E diventa polemica, che genera rancore e risentimento, senza che i protagonisti se ne rendano conto. Avviene che persone che hanno in comune ideali profondi mettano in discussione amicizie decennali per opinioni diverse sul green pass o sulla guerra in Ucraina.

Come uscirne da questo disordine? Gustave Thibon (1903-2001) auspicava un “ritorno al reale”. Significa superare la presunzione, l’ignoranza, mettere in discussione le nostre opinioni. Occorre ritornare alle nostre radici cristiane, amarle, e soprattutto, avere voglia di restaurare la civiltà che non c’è più a partire dalla cultura cattolica che ha costruito l’Occidente.

Tags: mass media
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