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Follie giallorosse/ Ci mancava solo il “neo-umanesimo” del Bis Conte

di Alfonso Indelicato
7 Settembre 2019
in Home, Pòlis
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Follie giallorosse/ Ci mancava solo il “neo-umanesimo” del Bis Conte
       

Ci sono parole simili a capienti sacchi da riempire, e puoi metterci dentro di tutto: insomma, parole vuote. Una di queste, per fare un esempio, è “libertà”. Qualcuno ricorderà il testo della nota canzone di Gaber, in cui il cantautore elencava alcuni dei significati che comunemente si attribuiscono a questa parola, e alla fine di ogni strofa replicava in modo solenne e un po’ melodrammatico il senso che a lui sembrava più corretto: “libertà è partecipazione”. Correvano tempi difficili, e il simpatico Giorgio era ancora avviluppato nei tentacoli ideologici della peggiore sinistra, da cui di lì a poco si liberò recisamente e senza rimpianti. 

Esistono poi quelle che definirei “parole-elastico”. Queste non sono propriamente vuote: conservano infatti un nucleo semantico, il quale però si presta, per così dire, ad essere tirato di qua e di là, e quindi in buona misura deformato. Quando poi a tali parole – di solito sostantivi astratti –  viene premesso l’aggettivo “nuovo” (che di per sé è emotivamente positivo, in quanto si contrappone a “vecchio”) la situazione precipita, perché nell’area semantica può entrare di tutto.

L’espressione “nuovo umanesimo” che Giuseppe Conte utilizza come emblema del suo prossimo governo, significa dunque tutto e niente. Si badi che questo, secondo alcune teorie della comunicazione, non è per nulla un difetto: tali termini privi di un significato univoco hanno efficacia proprio perché il destinatario del messaggio (la folla o la folla mediatica) provvede a “riempirli” con i contenuti che preferisce (cfr. “I modelli della tecnica ipnotica di Milton Erickson” di Bandler e Grinder, ed. Astrolabio). Dunque questa sua “elasticità” rende l’espressione assai utile nel linguaggio politico, il quale per propria natura non deve essere troppo circostanziato, ma generico e insieme accattivante. E che cosa è più accattivante, in effetti, di un quid che è “nuovo” e insieme “umano”? Poche cose, invero.

Finora siamo rimasti su un piano teorico. Riflettendo più in concreto, e cioè considerando la storia dei partiti che sicuramente sosterranno Conte nelle sue fatiche (Cinquestelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali), troviamo solo conferme a quanto abbiamo asserito più sopra. Se mettiamo assieme, infatti, le rispettive ideologie, troviamo un coacervo di elementi contraddittori, che si possono riassumere soltanto con formule quale quella di cui ci stiamo occupando.

Del resto nel suo stesso sviluppo storico e culturale  l’Umanesimo ha assunto significati assai diversi: è esistito un umanesimo cristiano, uno marxista, uno esistenzialista, e così via. Ed è anche del tutto naturale che oggi il suo significato venga esteso fino a comprendere espressioni culturali assai lontane da quella originaria, che coincide con il movimento umanistico del ‘400. Dunque l’Umanesimo contiano comprenderà in sé tutti gli orientamenti e le acquisizioni più distruttive della cultura contemporanea: frantumi di marxismo, succedanei di cristianesimo, cascami di radicalismo, accenni alla dottrina sociale, pezzi di liberalismo mescolati con pezzi di pauperismo, europeismo di maniera, e poi tanto ambientalismo, climatismo, immigrazionismo, gender, eutanasia, matrimonio gay, il tutto benedetto dalla Chiesa 2.0 la quale ogni tanto, per decenza, leverà qualche flebile lamento.

Insomma sarà tutto, dunque non sarà niente. Come tutto e niente è il distinto ed elegante ologramma chiamato Giuseppe Conte.

Tags: Giuseppe Conteumanesimo
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