Nel bergamasco una signora ossessionava il marito perché passava le giornate ad organizzare pellegrinaggi o con l’orecchio incollato a Radio Maria. Tutto questo misticismo ha fatto decidere al coniuge… di avvelenarla. Quindi le ha preparato la classica pozione…. d’altri tempi. Ovviamente è stato scoperto. Ovviamente è stato accusato di tentato omicidio. Il giudice però, ha archiviato perché il veleno era poco. Non sufficiente ad uccidere. Da qui si deduce che si può sparare a chiunque, basta farlo vicino ai piedi. Senza ferire.
Se dovessimo elencare i casi di malagiustizia passeremo molti lustri nel formulare la lista. Gente buttata in galera per omonimia, i più di 800 arresti del processo Tortora contenevano decine di sfortunati, reclusi solo per avere un nome simile a qualche delinquente. Spacciatori di droga presunti, buttati nelle segrete per mesi solo perché avevano detto al telefono la parola “roba”, che per alcuni giudici inequivocabilmente significa droga.
Per non parlare del caso strappacore, accaduto anni fa Milano: una donna straniera arrestata all’aeroporto e la bambina che aveva con sé rinchiusa in una comunità. L’accusa era di tratta internazionale di minori. Ma era soltanto la fola del solito solerte giudice, convinto di avere la verità in tasca; la bambina, in realtà, era la figlia.
Insomma, un campionario di disastri giudiziari forse dovuti alla mancanza di mezzi, ma certamente anche ad un certo atteggiamento di alcuni magistrati, molto più vicino a quello di Luigi XIV (il monarca dello “L’état, c’est moi”) che a quello che dovrebbe avere un tutore della giustizia.
Tutto questo è solo lo sfogo di un cittadino qualunque, magari più attento di qualche altro nel leggere le cronache dei giornali. Ma la giustizia è una cosa seria, per questo fino qui il discorso è stato serio.
Poi, per rilassarci un po’, passiamo alla parte umoristica.
All’apertura dell’Anno Giudiziario il presidente della Corte d’Appello di Milano, Canzio, ha lanciato un anatema così combinato: “Agli attacchi personali, al dileggio strumentale, talora all’infamante gogna mediatica e alle minacce cui sono stati sottoposti», i giudici «hanno saputo rispondere» con «le armi» della «imparzialità».
Imparzialità? Sì, forse quella di mandare impuniti, per almeno due decenni, tutti i magistrati e affini che hanno sganciato ai giornali amici le intercettazioni telefoniche – erotiche e non – di tanti sfortunati. Intercettazioni che erano coperte da un ferreo blocco della legge. Qualcuno ha sostenuto che la fuoriuscita di queste intercettazioni fosse strumentale per sostenere il cosiddetto “partito dei giudici”. Non sappiamo se è così. Sappiamo però che molti cittadini, compresi i non inquisiti, si sono trovati con famiglie rovinate, affari andati a rotoli e scherni da parte degli amici.
Anzi, ci stavamo sbagliando, qualcuno è stato punito. Berlusconi è stato condannato perché il fratello editore pubblicò un’intercettazione nella quale un importante esponente sinistro discettava di acquisti di importanti banche. Acquisti effettuati, come usano dalle parti sinistre, senza pagamento alcuno.
Alla fine anche l’apertura dell’Anno Giudiziario è diventata una farsa, una sceneggiata pirandelliana. Tanto simile a quella di Mimmo, quello di Ma non è una cosa seria, che montava un matrimonio perfettamente legale ma privo di contenuti. Comodo come paravento verso le numerose e focose amanti. Che volevano sposarlo per davvero.
E così gli ermellini, con affermazioni così roboanti e prive di uno straccio di autocritica, lamentandosi di essere dileggiati, hanno dileggiato la giustizia. Quindi gli italiani.
Meglio se cambiano look. Persino nel film Gorki Park, gli ermellini, alla fine, potevano scorrazzare liberi per i campi. Sarebbe quindi opportuno che quei paludamenti, oggigiorno un po’ ridicoli, li lasciassero negli armadi con la naftalina. Per proclami di questo genere, basta una tuta da corsa campestre. Altro che stole!