Mentre centinaia di immigrati clandestini approdati sul suolo patrio grazie al trasporto di cortesia (impropriamente denominato “salvataggio”) gentilmente fornito dal governo di Giuseppi fuggono indisturbati da improvvisati luoghi di quarantena senza che nemmeno si riesca a capire se siano positivi, infetti o malati, sulla spiaggia di Ventimiglia vengono fotografati due artiglieri alpini (il che sarebbe già comico di per sé) in assetto di guerra che, armati sino ai denti, si aggirano tra gli ombrelloni e la gente in costume da bagno.
Cosa ci facevano? Quasi tutti hanno pensato che fossero lì come deterrente per il rispetto delle norme anti Covid. Ipotesi non certo inverosimile vista la campagna di paura e drammatizzazione che da settimane portano avanti all’unisono certi ministri, i loro reggicoda e i media di servizio tutti vogliosi di prolungare il più possibile, caso unico in Europa, lo stato di emergenza che contribuisce a tenere in piedi il governicchio giallorosso.
Se fosse così avremmo l’Esercito che sorveglia in armi i bagnanti italioti spaparanzati sulla spiaggia, ma nessuno in grado di sorvegliare efficacemente i luoghi dove i buonisti governativi parcheggiano in qualche modo i passeggeri della tratta Africa-Italia (sola andata) incuranti dei pericoli, sanitari e non, annessi e connessi e del paradosso di regole igieniche rigidissime applicate solo ai cittadini del Bel Paese.
A svelare (per modo di dire) l’arcano degli alpini da spiaggia provvede prontamente lo Stato Maggiore dell’Esercito con apposito comunicato stampa dal quale apprendiamo che “nessun soldato svolge attività regolare negli arenili” e che non sono previste “disposizioni operative per il pattugliamento delle spiagge”.
Buono a sapersi. Ma allora i due militari della fotografia cosa ci facevano lì?
Come spiega il comunicato si tratta di un “intervento occasionale, non operativo, finalizzato alla realizzazione di un’attività giornalistica presso Ventimiglia”.
Ma se il pattugliamento delle spiagge non fa parte dei compiti operativi del contingente dislocato a Ventimiglia, “l’attività giornalistica” di cui parla lo Stato Maggiore in cosa consiste? Nel documentare attività che non esistono o non sono previste? E a cosa serve? A far vedere ai bagnanti italiani che l’Esercito li segue anche sul bagnasciuga e quindi devono fare i bravi?
Domande alle quali evidentemente lo Stato Maggiore non può rispondere.
Nel frattempo si sveglia la Ministra degli Interni Lamorgese (che quando vuole sa mostrare i muscoli come il 25 aprile di qualche anno fa, quando da prefetto di Milano occupò militarmente il Campo X del Cimitero Maggiore) la quale, dopo l’ennesima fuga di massa, si rende finalmente conto che i soldati più che in spiaggia servono nei centri di raccolta ed annuncia l’invio di truppe in Sicilia.
Staremo a vedere, visto che secondo la stessa ministra ci sarebbero 10.000 persone pronte a partire, favorite dal bel tempo, dal mare calmo e dai buonisti assortiti.
In pratica, come sempre, situazione grave ma non seria.
Si salvi chi può.
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