“Pronto Marco ?”
“Sì, ciao, Gianni.”
“Allora, pranzo o cena ?”
“Cena, ci confondiamo meglio con quelli che vanno alla messa.”
“Va bene, tamponi tutti fatti ?”
“Sì, tutti negativi.”
“Anche noi. Viene zia Laura?”
“Sì , la faccio arrivare dieci minuti prima.”
“E zio Franco ?”
“No, ha paura, rimarrà a casa da solo.”
“Francesca viene con tutti loro.”
“Quindi siamo…”
“Zitto ! Non si dice, ci possono ascoltare !”
“Venite alle 8, Francesca sarà qui alle 8 e un quarto.”
“Al citofono quale parola d’ordine ?”
“Il nome di nostra mamma.”
“E per zia Laura ?”
“Il nome di sua sorella, è ovvio no !”
“Con i vicini , come sei messo ?”
“Il ragionier Rossi, che è proprio uno stronzo, quello in pensione che legge Il Fatto Quotidiano, me lo sono lavorato; gli ho promesso un pandoro farcito, non parlerà.”
“E il musulmano del quarto piano ?”
“Lui se la fa con la figlia del custode; lui sa che io so. Non parlerà.”
“Albero o presepe ?”
“Tutti e due. I pastorelli li ho disposti l’uno lontano dall’altro; non vorrei che in un’ispezione venissi accusato di istigazione all’assembramento.”
“ E metti anche il pupazzo di babbo natale che si arrampica per i balconi ?”
“No, quest’anno niente: un mio amico si è procurato il pupazzo di un carabiniere che si arrampica, ma mi sembra un po’ troppo provocatorio.”
“Hai ragione; e le luminarie ?”
“Sì le posiziono sulle finestre per creare uno sbarramento alla vista dell’interno.”
“Con i regali come facciamo? Per i bambini soprattutto.”
“ Io li ho già acquistati, prodotti italiani naturalmente.”
“Io ho comprato tutti doni piccoli; mi sono procurato una cartucciera, in stile terrorista islamico e li inserisco nelle tasche: poi metto tutto sotto il giaccone. Non si vedrà nulla.”
“Per il menu ci pensano le mogli. Si incontrano domani nella solita rosticceria, quella che tu sai.”
“Bene. Marco riusciremo a non abbracciarci ?”
“Ci riusciremo, Giovanni.”