Ciò che stupisce, in questo triste affare da James Bond de’ noantri, non è l’operazione di spionaggio in sè — quelle ci sono sempre state, e sempre ce ne saranno — quanto il fatto che i russi ritengano di dover indagare su segreti militari dell’Italia. Cioè di un paese che si arrenderebbe senza ammazzare una mosca pure a San Marino, il giorno in cui la Serenissima Repubblica decidesse di dichiararci guerra, tale e tanto è l’afflato combattivo del nostro popolo; che non a caso festeggia ancora le sconfitte sfilando in piazza con stracci rossi, ed ha cancellato la commemorazione delle (poche) vittorie.
E infatti, i commenti odierni — lungi dall’evocare l’automatica applicazione della legge marziale nei confronti del traditore della Patria — già si impegnano a giustificare le gesta del “fregone”, a causa delle difficoltà economiche familiari. Che, se bastasse questo, dovremmo davvero consentire l’uso delle armi nei palazzi delle istituzioni da parte di tutti quelli cui – negli ultimi 13 mesi – è stato impedito lavorare.