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Follie USA/ Quanti bianchi al servizio dei suprematisti neri

di Redazione
30 Giugno 2020
in Rassegna Stampa
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Non era certo un mistero e non può stupire. Riguardo alle manifestazioni contro il razzismo dell’ultimo mese negli USA, c’è però un dato che sorprende: il gruppo etnico più rappresentato nelle proteste sono di gran lunga i bianchi. Lo certifica un sondaggio del Pew Research Center – prestigioso istituto di ricerca americano – secondo cui circa il 6% degli adulti statunitensi intervistati (il campione è di 9.654 persone) ha partecipato ad almeno una delle manifestazioni organizzate nelle due settimane successive alla morte di George Floyd a Minneapolis.

I bianchi sono poco meno della metà di tutti coloro che hanno protestato contro il razzismo, ovvero il 46%, quindi più del doppio degli ispanici, che si fermano al 22%. Soltanto terzi i neri, al 17%, seguiti dagli asiatici, all’8%. La fascia d’età più rappresentativa si colloca tra i 18 e 29 anni (41%), seguita da quella tra i 30 e i 49 (38%). Il 15% di chi è sceso in piazza ha tra i 50 e il 64 anni, mentre solo il 6% è ultrasessantacinquenne.

Ad aver preso parte alle manifestazioni antirazziste sono per lo più gli abitanti delle aree suburbane (42%), seguiti di pochissimo dagli abitanti delle grandi città (41%). Soltanto il 17% dei dimostranti vive nelle aree rurali del Paese. Quanto infine all’appartenenza politica, nulla di più prevedibile: il 79% sono votanti o propensi a votare per il Partito Democratico, contro il 17% dei votanti o propensi a votare per il Partito Repubblicano.

Fin qui le nude cifre. Una valutazione qualitativa della ricerca del Pew Center non può comunque non tenere conto di alcune peculiarità. Negli USA, i bianchi (dai quali, giova sempre ricordarlo, sono statisticamente esclusi gli ispanici, anche quando hanno la carnagione chiara e i tratti somatici europoidi) ammontano attualmente al 64% della popolazione, pertanto è estremamente significativo che poco meno della metà degli antirazzisti scesi in piazza siano proprio bianchi, anche in considerazione della golden share detenuta, almeno a livello di visibilità mediatica, da Black Lives Matter, all’interno del quale, la componente d’odio per la razza bianca è più che palese. Delle due l’una: o Black Lives Matter incarna la “minoranza rumorosa” di un movimento più ampio e ramificato, plasmato per lo più da elementi pacifici e moderati, oppure siamo di fronte a un connubio strumentale tra bianchi ed estremisti neri.

Se i dati del sondaggio finora menzionato forniscono per lo più input e domande, un’ulteriore ricerca portata avanti sempre dallo stesso istituo nello medesimo periodo sembra dare risposte eloquenti a quegli stessi interrogativi. A sostenere più o meno convintamente l’operato e gli obiettivi di Black Lives Matter sarebbe il 67% degli americani intervistati: percentuale che si ridimensiona al 60% tra i bianchi e, inevitabilmente, sale tra neri (86%), ispanici (77%) e asiatici (75%). Il movimento godrebbe del 40% dei favori tra gli elettori repubblicani e del 91% tra i democratici. Un divario che, significativamente, si ampia tra gli elettori bianchi: solo il 37% dei repubblicani sostiene Black Lives Matter mentre tra i democratici la percentuale è del 92%, persino un punto superiore rispetto alla media di tutte le etnie.

Indipendentemente dalla trasparenza o meno delle tecniche di sondaggio utilizzate dal Pew Center, alcuni sospetti rimangono fondati. I bianchi (ma anche gli ispanici e gli asiatici) che condividono gli ideali di Black Lives Matter, sono d’accordo anche con i metodi violenti e con il suprematismo nero? Sono tutti informati sulla vera natura del movimento? Quanto c’è di buona fede antirazzista e quanto di puro nichilismo e odio di sé e della propria storia?

Luca Marcolivio, Nuova Bussola Quotidiana, 30 giugno 2020

Tags: BLMrazzismoUSA
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