Nella settimana appena trascorsa, abbiamo assistito in campo sportivo a ciò che purtroppo sta sempre più spesso accadendo, ovverosia a una palese mancanza di autorità di chi teoricamente la dovrebbe esercitare. Il caso più eclatante è senza dubbio la ridicola gestione degli ultimi, concitati giri del Gran Premio di Abu Dhabi in cui Max Verstappen si è laureato campione del mondo a discapito del rivale Lewis Hamilton. Il modo inaccettabile col quale Michael Masi, responsabile della sicurezza in pista, si è reso protagonista delle prepotenze verbali di Horner (Red Bull) e di Wolff (Mercedes), non è passato inosservato. È vero, sportivamente parlando, terminare una stagione di F1 così combattuta dietro alla Safety Car sarebbe stato a dir poco triste.
D’altra parte però, è parso che Masi abbia voluto salvaguardare il motto “lo spettacolo prima di tutto” e abbia adattato il regolamento riguardante i doppiati per dar vita ad un ultimo giro con un duello infuocato tra Hamilton e Verstappen (cosa che in effetti si è verificata). La scelta di Masi di permettere l’ingresso della Safety Car, anziché di fermare la gara con bandiera rossa, è stata oggettivamente discutibile e discussa; tuttavia chi doveva decidere era lui e soltanto lui. I team radio di Red Bull e Mercedes sono sembrati pertanto dei veri e propri atti di bullismo, ai quali Masi non ha saputo rispondere con tono perentorio, come ci si sarebbe aspettato da chi stava dirigendo il Gran Premio. Per inciso, anche gli scleri di Wolff a favore di telecamere sono veramente stucchevoli. Urgono pertanto due rimedi: il primo è l’affidamento dei Gran Premi ad un uomo forte e autorevole; il secondo è la drastica limitazione delle comunicazioni via radio, che personalmente vieterei pure tra box e pilota (salvo problemi alla vettura). Pur scadendo nella retorica si potrebbe dire che “una volta queste cose non accadevano” o magari accadevano, ma almeno non erano spiattellate in mondovisione.
L’altra figuraccia della settimana è stata l’estrazione dei gironi di Champions League a Nyon. Dopo un primo sorteggio, che per le italiane era stato alquanto benevolo (Sporting Lisbona – Juventus e Inter- Ajax), l’Atletico Madrid ha fatto notare che c’era stata un’errata suddivisione delle palline nelle varie urne che scombinava le percentuali negli abbinamenti tra le varie formazioni. A questo punto la UEFA non ha potuto fare altro che indire un secondo sorteggio a tre ore di distanza dal primo, spiegando goffamente che si era verificato un errore nel server messo a disposizione per l’occasione. Insomma, la UEFA non è mai responsabile nemmeno quando è l’unica responsabile e accusare un server di inadempienze è la via d’uscita migliore per giustificare un episodio, se non grave, almeno singolare. A farne le spese, manco a dirlo, è l’Inter, che dall’abbordabile Ajax è finita contro il Liverpool, una delle favorite per la vittoria finale del torneo. Dopo la contorta Nations League e gli spareggi cervellotici che aspettano l’Italia a marzo, aspettiamo con ansia la prossima, imbarazzante mossa della UEFA. E siamo certi che non tarderà ad arrivare.