“Non condivido la CEI. Il ddl Zan va affossato perché inutile e divisivo”: questo è il titolo centrato di una nota di Alessandra Arachi sul “Corriere della Sera” in replica all’intervento del cardinale Bassetti, presidente della CEI. Massimo Gandolfini, responsabile dell’Associazione Family Day, si è schierato senza equivoci contro l’inopportuno intervento, allineato con il conformismo di sinistra e radical chic. Respinge le inutili mediazioni, in definitiva sterili, sulla legge, non diplomaticamente da correggere, recte eliminare, affossare.
Il responsabile dell’organizzazione cattolica, davvero non a torto, è dell’avviso, o per dire meglio, più che convinto che questo parto legislativo in questa fase politica e, diciamo pure, storica (il crollo delle nascite) di gravissimo vuoto morale sia inutile e divisiva e quindi ovviamente superflua se non pericolosa. Superflua data l’esistenza e la presenza “di tutti gli elementi per arginare i violenti”.
In replica ai presunti e pretesi obiettivi della legge contro l’omofobia, la transfobia, la biofobia, carenti nella legislazione, Gandolfini rifiuta la proposta e ribadisce le norme già in previste. Il responsabile del Family Day non nasconde pure la sua contrarietà alla proposta di legge, firmata tra i primi dalla Ronzulli, da Salvini, dalla Binetti e Quagliariello. “Sono contrario – afferma Gandolfini – anche a quel testo. Quando vi sono episodi contro gli omosessuali basta prendere il codice penale e si condannano i responsabili”.
La forma di reazione, senza le famose “plurimae leges”, a parere più che condivisibile di Gandolfini , è rappresentata dalla “mobilitazione popolare “ franca, netta e nel contempo decisa, non i propositi confusi, sfuggenti ed equivoci, come quelli sostenuti, in veste esclusivamente pastorali, dal cardinale Bassetti.