Dopo il non banale 34% di Marine Le Pen al ballottaggio contro Macron avevano tirato un sospiro di sollievo. “Il vento del populismo si è sgonfiato”, dicevano in coro i custodi dell’ideologia mondialista e dell’ortodossia euroinomane. L’euro forte (fin troppo) sosteneva l’idea che ormai la crisi fosse alle spalle, che la politica espansiva della BCE di Draghi si potesse finalmente archiviare e che le elezioni tedesche ci avrebbero consegnato una nuova Grosse Koalition con la relativa stabilità, tedesca ed europea.
Le difficoltà della May nella trattativa con la UE per la Brexit di fronte a un partito riluttante e i primi risultati degli accordi tra Italia e Libia per il controllo delle coste facevano il resto.
Ma ancora una volta, dopo Trump, Brexit e referendum italiano del 4 dicembre, lorsignori avevano sbagliato i conti.
Il “populismo” è vivo e lotta insieme a noi. E oggi la straordinaria affermazione di Alternative für Deutschland che irrompe al Bundestag con il 13% e 89 deputati dimostra che la grande crisi (che è insieme economica, sociale, politica e di rappresentanza) non è ancora finita e che le classi dirigenti autoreferenziali perdono terreno.
Un partito nato anti-euro in nome di un più spiccato liberismo, diviso al proprio interno ed escluso dal Parlamento, poi contagiato dai militanti di Pegida (il movimento anti-islamizzazione nato nelle regioni dell’Est) e in prima linea nel cavalcare gli sciagurati errori di frau Merkel sui migranti nell’estate 2015, con una leader in ritirata come Frauke Petry capace però di legarsi al progetto europeo della Le Pen. E ancora le accuse di neonazismo e di incoerenza per via della dichiarata omosessualità (ogni nazione ha la sua “destra”) della sua co-leader Alice Weidel. Le hanno tentate proprio tutte per demonizzarli, per richiamare i tedeschi al voto utile e scacciare il fantasma dei “populisti”. E invece ancora una volta il popolo si è ribellato alle élite e ha fatto saltare il banco. Persino nella ricca Germania c’è chi è uscito impoverito dalla crisi, chi non si fida più di questa UE che pretende di tenere insieme tutto con il mercato e i parametri finanziari ma ha rinunciato alla propria identità, chi non ne può più dell’immigrazione incontrollata e dell’islamizzazione in atto. Questo blocco sociale composito ha
Lezioni per l’Italia: 1) continuiamo a non credere a sondaggi e giornaloni, il nostro popolo vive le stesse inquietudini e c’è grande spazio per un “sovranismo di governo” che trasformi queste inquietudini in soluzioni concrete. 2) quelli che decantavano il modello tedesco (peraltro stravolgendolo ampiamente) dovrebbero andare a nascondersi. Una improbabile coalizione tra popolari, liberali e verdi è il risultato di un sistema che non garantisce maggioranze di governo omogenee.
Lezione per Fratelli d’Italia e la destra italiana: andare avanti con coraggio, in un progetto di sana alternativa nazionale e popolare, senza torcicolli ma senza inutili moderatismi.