Il primo test elettorale per Alternative für Deutschland all’indomani del congresso di Colonia, ovvero il rinnovo del parlamento regionale dello Schleswig Holstein, vede la formazione guidata da Frauke Petry –per quanto ancora?- racimolare il 5,9% dei consensi. Risultato che consente l’elezione di cinque rappresentanti di Afd.
Come interpretare l’esito di questo appuntamento elettorale? Certamente, sotto il profilo meramente numerico, si tratta di un discreto risultato: nel 2012 Afd non era presente alle elezioni ed oggi può contare su una pattuglia di deputati, a differenza della sinistra di Linke che, pur guadagnando consensi, non riesce a superare la soglia di sbarramento. Così come fuori dal parlamento regionale resta il partito della minoranza danese, in calo dell’1,3%.
Dal punto di vista politico, però, l’analisi è decisamente più complessa. Afd arriva al voto nello Schleswig Holstein all’indomani di un congresso, quello di Colonia, caratterizzato da un duro scontro interno tra la leader nazionale Frauke Petry, sostenitrice di una svolta “popolare” in senso moderato, ed il gruppo riunitosi intorno ad Alexander Gauland, alfiere della linea intransigente e più orientata a destra. E proprio questa linea è uscita vincente dal congresso. Una linea che, tuttavia, ancora resta per certi aspetti vaga e poco delineata nelle sue proposte. E probabilmente proprio questa vaghezza ha finito per penalizzare il risultato di Afd alle elezioni di domenica scorsa. Il 5,9% ottenuto nello Schleswig Holstein non può essere certamente considerato un gran risultato, a fronte delle percentuali, spesso a due cifre, fatte registrare nelle passate competizioni elettorali.
Ma non è solo il dato numerico a suonare come un campanello d’allarme per Afd: nello Schleswig Holstein, infatti, si è assistito alla “resurrezione” della Cdu di Angela Merkel: il partito centrista ha raggiunto il 32% e guadagnato tre seggi, arrestando –temporaneamente o meno lo si vedrà- la perdita di voti a destra. La cancelliera sembra aver anche neutralizzato “l’effetto Schulz”: il nuovo leader della Spd non ha infatti impedito al partito di perdere il 3,2% dei consensi ed un seggio. In leggero calo anche i Verdi, mentre i liberali di Fpd conquistano oltre tre punti arrivando all’11,5%. Crollano, fino a sparire, i “Piraten”, passati dall’8,2% ad un misero 1,2%.
Ed è proprio quest’ultimo dato che offre una possibile chiave interpretativa del risultato di Alternative für Deutschland. Il partito di Frauke Petry, dimostratosi incapace di attrarre gli elettori genericamente definibili come nazional-conservatori (che alla fine hanno scelto la “rassicurante” Cdu di Angela Merkel), ha probabilmente assorbito buona parte del voto anti-sistema dei “Piraten”. Un dato probabilmente scontato per una forza politica che si propone quale elemento di rottura sulla scena politica tedesca, ma che rischia di confinare Afd nel limbo di quei partiti in grado solo di capitalizzare a livello elettorale spinte emotive (e per questo estremamente variabili) dell’opinione pubblica, piuttosto che di aggregare consensi intorno ad un progetto politico credibile.
E’ evidente che i risultati a due cifre per Afd sono arrivati quando il partito è riuscito a mostrarsi credibile nei confronti di quella fascia di elettorato, sostanzialmente nazional-conservatore, deluso e preoccupato dalle politiche di Frau Merkel in materia di immigrazione e sicurezza. Oltre che scettico sulle prospettive socio-economiche offerte dall’Unione Europea. Di qui la necessità per Afd di lavorare per costruire una proposta politica coerente, seria e credibile. Che non significa aprirsi all’inciucio con la Cdu o puntare a diventare un partito popolare per non spaventare gli elettori con l’etichetta “destra”.
Afd, a tutt’oggi, è una realtà magmatica ed in via di definizione e, soprattutto, priva di un leader carismatico. Limiti da affrontare e risolvere in tempi brevi, pena il diventare una meteora nel panorama politico tedesco. Le condizioni perché ciò non avvenga ci sono tutte: i limiti delle politiche della cancelliera Merkel sono evidenti, l’alternativa rappresentata dalla Spd resta evanescente – quando non sovrapponibile alla proposta della stessa Cdu -, immigrazione e sicurezza sono problemi che sempre più vanno gestiti con visioni nuove, lontane dalle vecchie ricette offerte dai partiti tradizionali.
Domenica scorsa, dunque, se non si è celebrato il funerale di Afd, come ha sostenuto qualche commentatore “euro-entusista”, di certo è suonato, forte, un campanello d’allarme per il partito di Frauke Petry. Tra una settimana si voterà in Nordreno – Westfalia: un voto che fornirà un’indicazione importante, per Afd e non solo, in vista delle politiche di settembre.