L’effetto Schulz è durato solo cento giorni, più o meno quanto l’ultimo sussulto di Napoleone prima del disastro di Waterloo. Il nuovo leader della Spd, quello che nelle speranza della sinistra tedesca ed europea avrebbe dovuto contendere la cancelleria ad Angela Merkel, ha rimediato nel voto di domenica scorsa in Nordreno – Vestfalia una sonora sconfitta. La seconda nel giro di due settimane. Ma a differenza di quella rimediata in Schleswig Holstein, la sconfitta di domenica scorsa ha assunto le dimensioni di una rotta: la Spd in Nordreno – Vestfalia ha governato dal 1966 al 2005 e dal 2010 ad oggi, il Land è da sempre considerato un bastione della socialdemocrazia tedesca. Ebbene, proprio nel suo fortino la Spd perde il 7,9% dei voti e 30 seggi. A tutto vantaggio della Cdu di Angela Merkel, partito che arriva al 33% e conquista 5 seggi in più rispetto al 2012. Numeri che, uniti alla buona affermazione dei liberali di Fdp (28 seggi) consentono di ipotizzare una maggioranza che tenga fuori la Spd dal governo regionale. Pesante sconfitta anche per i Verdi, che perdono il 4,9% e 15 seggi. Spariscono i Piraten, ridotti ad un simbolico 1%. Alternative für Deutschland si attesta al 7,4% conquistando 15 seggi ed entrando nel tredicesimo parlamento regionale su sedici.
I risultati del test elettorale di domenica scorsa sono coerenti con quelli dello Schleswig Holstein, fornendo almeno tre indicazioni interessanti in vista delle elezioni generali del 24 settembre. In primo luogo la scelta dell’elettorato tedesco di premiare la Cdu di Angela Merkel sembra indicare una generale preferenza per una politica di centrodestra (per adattare la terminologia politica italiana alla scena tedesca). La Cdu, infatti, ha fatto tesoro dell’esperienza maturata con la crisi di consensi emersa durante l’emergenza profughi, rivedendo in senso restrittivo la politica di accoglienza e puntando sul rafforzamento della sicurezza.
Di questo clima beneficia anche Afd che, in un Land difficile per la destra come il Nordreno – Vestfalia, conquista un buon risultato. Il partito di Frauke Petry anche in questo caso probabilmente prosciuga i consensi dei Piraten, ma dimostra anche di reggere la “concorrenza” della destra (molto) moderata della Cdu. Insomma, quanti dopo il burrascoso congresso di Colonia davano ormai per finita l’esperienza di Alternative für Deutschland dovranno rivedere le proprie analisi. Certo, ora per Afd si fa ancora più impellente la necessità di definire una credibile proposta politica, distante sia dall’appiattimento sulle posizioni della Cdu che sulla sterile opposizione antististema (già incarnata dai Piraten).
Ma, più di tutto, il voto di domenica scorsa dimostra come alla Spd non sia bastato cambiare leader per riconquistare consensi. L’arrivo al vertice del partito dell’ex presidente del parlamento europeo Martin Schulz sembrava aver galvanizzato la Spd, ma i dati stanno a dimostrare che uguale entusiasmo non hanno mostrato gli elettori. Pur con numeri molto più consistenti la Spd, e la sua proposta politica, sembra vivere una crisi di credibilità non troppo differente da quella dei socialisti francesi. E la crisi della sinistra tedesca è confermata dal crollo dei Verdi.
E’ abbastanza per ipotizzare una svolta a destra della politica tedesca? Certamente molto può ancora cambiare da qui alle elezioni di settembre, tuttavia la “resurrezione” della Cdu (alleata in Baviera con la più conservatrice Csu) sembra allontanare l’ipotesi di governi di grande coalizione con la Spd. Un eventuale buon risultato di Afd, il linea con quello conseguito in Nordreno-Vestfalia, potrebbe poi condizionare le politiche di un governo a guida Cdu, spingendo il partito di Angela Merkel verso destra (naturalmente nei limiti di quanto possibile per un partito popolare) proprio per neutralizzare i nazional-conservatori di Frauke Petry.