Gianni Boncompagni è partito. Aveva più di ottant’anni e ha vissuto bene. Molto bene. Successo, belle donne, amici, allegria. Era un goliarda e un epicureo. Buon viaggio.
Uomo intelligente, nei Sessanta-Settanta ruppe gli schemi RAI escogitando un programma dadaista come “Alto Gradimento”. Assieme ad Renzo Arbore, suo perfetto complice, prese in giro l’Italia del tempo, sdoganando con meravigliosa ironia persino il fascismo, il Duce. La voce stentorea di Catenacci (al secolo, Giorgio Bracardi) che cantava le lodi iperboliche di Mussolini fece incazzare (tanto…) i nostalgici del ventennio e gli antifascisti professionali. Gli zeloti, i noiosi. Noi, ragazzi del FdG e già “situazionisti”, invece ridevamo. Di cuore. “Alto Gradimento” riportava “l’uomo nero” all’Italia. Con allegria e senza odio. Non fu cosa da poco.
Poi il colonello Buttiglione, il generale Damigiani, il cosmonauta spagnolo, il professor Aristogitone, Patroclo… In quegli anni terribili, Boncompagni, Arbore, Bracardi, Marenco offrirono un goccio di sole in una città popolata da spettri. Ciao Gianni.
Mario Landolfi/ Chi sono i veri padroni della televisione di Stato
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