Anche Giorgio Napolitano ha lasciato la vita terrena. Anche per lui, come per molti altri cittadini illustri, l’Italia si è fermata, diventando una sorta di Valle di Lacrime affollata da politici e personaggi di potere. Lacrime, però, in buona parte fasulle e di maniera. Più ostentate che sentite. Più simili a quelle dei coccodrilli che a quelle che scaturiscono da un autentico dolore. Comunque, oltre al dovuto rispetto per un defunto, di Napolitano si può dire molto. Anzi si deve dire molto.
Infatti è stato eletto per due volte Presidente della Repubblica. Mandato che ha espletato con molta dignità, ma pure con operazioni politiche simili al colpo di maglio del fabbro ferraio. Probabilmente idonee al procedimento di messa in stato d’accusa, fatti che però nell’Italia dei potenti e degli impuniti quasi mai accadono. E poi ha avuto tante, tante importanti cariche. Ed ha percorso cammini irti e difficili nell’insidioso mondo della politica. Cammini che lo hanno portato dall’adesione ai Gruppi Universitari fascisti, poi al comunismo piò intransigente. Poi al post-comunismo, poi alla democrazia, poi, poi… insomma, un uomo in gamba, capace di svicolare i pericoli parlamentari ed altrettanto bravo a spietatamente colpire gli avversari.
Però, piaccia o non piaccia ai suoi estimatori, spesso più vassalli che amici, Giorgio Napolitano era – e sempre sarà – arcifamoso per una presa di posizione. Una di quelle che un uomo politico, prima di pronunciarle, dovrebbe mordersi la lingua.
Ecco i fatti: era il 23 ottobre del 1956, quando a Budapest, in Ungheria, dopo anni di dittatura stalinista perpetrata dall’URSS, la gente si ribellò. Ed in particolare, come spesso nella storia, in piazza scesero i ragazzi. Ovviamente ai sovietici la cosa non piacque affatto, notoriamente allergici alle libertà non derivanti dal sogno socialista, che invasero con le truppe corazzate l’Ungheria ed occuparono Budapest. E tutto contro la volontà degli ungheresi e, specialmente, dei giovani ungheresi che si sacrificarono in massa sotto i cingoli dei carri sovietici per difendere la propria Patria.
Fu un massacro, e Giorgio Napolitano, comodamente posizionato in Italia, ben lontano dal sacrificio dei giovani ungheresi, prese posizione. E lo fece senza mezzi termini, lo fece a favore dell’intervento sovietico. Secondo lui era stato un intervento portatore di ordine e libertà, anche se in una terra che ai sovietici non apparteneva. Ma era un intervento che poco si curava dal sangue di quei giovani che aveva macchiato le strade di Budapest. Non per nulla, a loro, noi italiani, dedicammo una canzone che ancora aggi viene cantata: “Avanti Ragazzi di Buda”.
Insomma, piaccia o non piaccia ai suoi estimatori, Napolitano dai più è, e sarà, ricordato per quella presa di posizione. Portatrice di idee che, schierandosi contro i giovani, sapevano di vecchio già allora. Infatti, i giovani quando si ribellano sono molto pericolosi, perché portano il nuovo comunque, anche quando hanno torto. Infatti anche i loro torti, da che mondo e mondo, spesso hanno fatto la storia ed ancor più sovente hanno fatto il futuro. Un futuro che poi ha punito i politici come Napolitano ed i mondi culturali a lui vicini. Insomma, tutti quelli che hanno scelto i comodi ed i confortevoli “vecchi riti”.
Perdendo così la partita con la Storia…
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