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Follie dem/ Giorgio Perlasca, la targa rubata e le ubbie del sindaco di Varese

di Alfonso Indelicato
24 Dicembre 2018
in Home, Pòlis
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Follie dem/ Giorgio Perlasca, la targa rubata e le ubbie del sindaco di Varese
       

 

Oggi sui media e sui social si esprime giusta indignazione per il furto della targa dedicata a Giorgio Perlasca, deposta a suo tempo nel varesino “giardino dei giusti” dedicato a quanti rischiarono la vita per salvare gli ebrei dai campi di sterminio. Urge però qualche parola a corollario e chiarimento, a causa di qualche errore ed omissione letti qua e là. Ad esempio, appare quanto mai azzardata l’affermazione del sindaco di Varese che identifica senz’altro la “matrice fascista” del gesto, così come troppo vaga e fuorviante è la definizione di “filantropo” dedicata al Perlasca.

Giorgio Perlasca fu un fascista, arruolatosi a vent’anni nelle Camicie nere. Partì come volontario nella guerra di Spagna dove combatté nel corpo di spedizione italiano al fianco di Francisco Franco contro i Repubblicani. Lasciata la vita militare, esercitò il mestiere di agente di commercio in vari Paesi dell’Europa dell’est. L’ 8 settembre si trovava a Budapest, e da lì in avanti fu testimone della persecuzione delle filonaziste “croci frecciate” ungheresi ai danni degli ebrei. Decise di salvare il maggior numero possibile di questi ultimi, e riuscì nell’impresa spacciandosi per il console spagnolo e concedendo false cittadinanze spagnole a migliaia di ebrei. Riuscì anche, grazie a un ingegnoso artificio, a sventare la distruzione del ghetto di Budapest.

Fece tutto questo perché nel frattempo era diventato antifascista? Spiace deludere più di qualcuno, ma non risulta alle cronache tale conversione. Tanto è vero che alla fine della guerra dovette fuggire dall’Ungheria perché ricercato dalle truppe sovietiche. Era semplicemente un uomo buono cui il destino aveva regalato la sorte di poter salvare delle vite, rischiando la sua. E sicuramente non per un generico filantropismo, atteggiamento snobistico che mai comporta il rischio di versare il sangue, ma per un’urgenza morale nata di fronte allo spettacolo della sofferenza, e forse anche per dare un senso alto e nobile alla propria umana vicenda.

Ed è verosimile, tutto ciò considerato, che la targa a lui dedicata sia stata trafugata da qualcuno che, conoscendo la Storia meglio di tanti altri, non tollerasse che un fascista non rinnegato potesse essere annoverato quale “giusto”. Dunque se proprio sente l’urgenza di cercare un colpevole, è meglio che il Sindaco varesino non guardi nella direzione sbagliata.

Tags: antisemitismoGiorgio PerlascastoriaUngheriaVarese
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