In occasione del Giorno del Ricordo 2014, Antonio Ballarin, Presidente Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia, ha voluto ricordare al presidente della RAI Anna Maria Tarantola e al direttore della prima rete Mauro Mazza i compiti e i doveri della televisione pubblica. Una lettera dignitosa e coraggiosa che riportiamo integralmente.
«Con la presente lettera chiediamo, nel rispetto dei ruoli da Voi ricoperti e con fiducia nei confronti dall’Azienda di servizio pubblico da Voi diretta, che la programmazione televisiva prevista per l’imminente Giorno del Ricordo, o per i giorni vicini a tale data, preveda la messa in onda dello spettacolo teatrale Magazzini 18, di e con Simone Cristicchi, già registrata dalla RAI a Trieste in occasione della prima rappresentazione tenutasi lo scorso 22 ottobre al Teatro Rossetti.
Come Voi ben conoscete, tra i tanti elementi che hanno contribuito al silenzio assordante circa le vicende cui la legge 92 del 30 marzo 2004 richiama, va annoverata la scarsa produzione mediatica destinata al grande pubblico. Infatti, a dieci anni dalla promulgazione della legge, se da un lato abbiamo assistito ad un’esplosiva produzione di libri, convegni e mostre su tali argomenti, dall’altro
constatiamo, con rammarico, la scarsa presenza al cinema, in televisione o a teatro di rappresentazioni che raccontino esaurientemente ed, allo stesso tempo, con semplicità e correttezza, la storia di quella parte di popolo italiano che ha subito una vera propria pulizia etnica.
Magazzino 18 ha saputo realizzare, con grande arte ed intelligenza, quella forma di comunicazione ad oggi mancante, descrivendo le complesse vicende del confine orientale con grande chiarezza, equilibrio ed onestà intellettuale e suscitando, in questi ultimi tre mesi di rappresentazione, un grande successo di pubblico – che esaurisce sistematicamente i posti disponibili nei teatri – e di critica.
Siamo convinti che la messa in onda dello spettacolo teatrale Magazzino 18, registrato a Trieste, sia in grado di cogliere pienamente gli indirizzi della legge e, al tempo stesso, di divulgare una parte di storia che attende ancora di essere adeguatamente conosciuta, ma soprattutto insegnata, affinché quel concetto di Memoria – che sta a cuore, in primis, alle massime cariche dello Stato – si sappia
trasformare in etica capace di accogliere, comprendere le diversità, assistere chi è in difficoltà, ripudiare la violenza come metodo di vita.
La costruzione di una società civile passa attraverso gesti semplici in grado di trasformare, a poco a poco, il cuore degli esseri umani. La Memoria ha questo pregio: far riflettere le persone ed indirizzarle nella costruzione di una prospettiva futura.
Nel rispetto dei palinsesti da Voi programmati, auspichiamo che nel corso delle trasmissioni organizzate dalle Vostre testate a ridosso del 10 febbraio, si dia voce ad un programma che costituisce, a tutti gli effetti, una carezza al cuore per chi, ancora oggi, soffre di una ferita che non si chiude mai, nonché per tutta quella generazione che, discendendo dagli esuli giuliano-dalmati, ama
le proprie radici, ben sapendo che una civiltà senza identità, è facile preda della vuota ideologia».