Convincente è senza equivoci l’editoriale di Antonio Polito, “Calo di fiducia”. La nota è aperta da un’osservazione condivisibile sul “divario troppo grande tra l’angoscia del Paese reale e il frastuono del Paese legale”, dal momento che le istituzioni, strigliate severamente dal presidente Mattarella, che comprendono sia il governo che i coacervi politici, per carità non partiti, ci hanno abituati alle loro scene o meglio farse , senza nulla realizzare , vedi la scuola abbandonata per mesi. Polito così coglie la impreparazione del Paese: “Stavolta abbiamo visto arrivare la tempesta da lontano, per mesi, e ci siamo lo stesso finiti dentro”. Giudica (come dargli torto?) il potere dei Palazzi capitolini, assumendo come ineguagliabile modello Conte, un “egocentrico affabulatore”.
Il quadro grigio e desolante della situazione è ben riuscito: “Oggi il nemico è ovunque, dal Sud al Nord. Infine: l’epidemia ci ha giocato il brutto scherzi di farci partire al secondo giro per ultimi, dandoci l’illusione ottica che avremmo potuto scansare ciò che stava accadendo in Francia o in Belgio, ed invece eravamo solo in ritardo. L’effetto è stato esiziale; abbiamo abbassato la guardia, anzi la mascherina, troppo presto”. “L’azione degli uomini potrebbe e anzi dovrebbe mitigarne gli effetti, Anzi con il passare dei giorni si alza un frastuono di cifre e polemiche che disorienta il Paese reale e forse lo allarma anche di più, perché introduce dubbi sulla capacità del pilota di garantirci un atterraggio morbido”.
L’editorialista denunzia, spazientito e infastidito come tanti di noi, l’inconcludenza della maggioranza e l’assoluta sterilità propositiva della “opposizione” (si leggano le incredibili dichiarazioni di Salvini sulla “disponibilità” e si seguano le manovre dello stesso autocrate lombardo e della Meloni alla ricerca degli “unti del Signore” per le elezioni amministrative).
Altre parole esplicite sono usate per la mancanze di prospettive: “gli italiani angosciati dal rischio di finire in un letto di ospedale non si chiedono da dove attingere le risorse, ma se ci saranno; per evitare, come già accade, di passare la notte in ambulanza in attesa che si liberi un posto”.
Non è davvero possibile respingere o rifiutare motivatamente la conclusione: “per chiedere agli italiani, come si fa ormai ogni giorno, senso di responsabilità, bisogna anche mostrarne. Oggi è il Paese legale che deve qualcosa [e non poco] al Paese reale”.