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Giustizia malata/ Mattarella saluta i magistrati e se ne va. Tutto come prima, più di prima

di Maurizio Bianconi
24 Gennaio 2022
in Home, Pòlis
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Giustizia malata/ Mattarella saluta i magistrati e se ne va. Tutto come prima, più di prima
       

Con il saluto ai magistrati e al CSM si è consumato l’ultimo episodio del settennato di Sergio Mattarella.  La magistratura è un ammalato gravissimo del nostro ordinamento. Autorevoli personalità esprimono l’opinione che molti magistrati siano poco coscienti del ruolo, della funzione, dell’importanza dell’ufficio. Pensiero difficilmente non condivisibile come quello di coloro che aggiungono che essi si dimostrano attenti alle loro carriere e troppo spesso sono coinvolti in correnti di potere. Correnti sullo schema di quelle di partito che attanagliano ogni scalata al CSM e che condizionano ogni nomina.

Magistrati che di frequente si dimostrano pronti a sacrificare ogni buona regola per fini politici, settari, ideologici, ostinatamente introflessi nella protezione della corporazione, quando non semplicemente monetari, come talvolta accade. Le prime vittime di questo massacro sono i magistrati dabbene attenti al ruolo, alla funzione, all’ufficio, bravi nel giudicare, indefessi nel lavorare.  Ce ne sono. Sempre meno, ma ce ne sono.

Gli altri, molti dei quali un po’ incolti, pratici del copia e incolla nei provvedimenti, arroganti, amanti dello smart working sistematico, consapevoli della loro intangibilità, hanno solidificato i vizi di un ordine che avrebbe dovuto essere libero, indipendente, garante di giustizia, sicurezza e libertà.  

È meritevole di censura un presidente della Repubblica e dunque dell’organo di governo della magistratura che ha permesso che la situazione degenerasse fino a questo punto. La sua inerzia, interrotta da sporadiche lamentazioni, è una grave omissione. I difensori del presidente dicono che non avrebbe strumenti se non la cosiddetta “moral suasion”.

Dimenticano che la “moral suasion” è il mezzo principale con il quale il presidente della repubblica incide nel contesto istituzionale. “Il potere di persuasione” è come ricorda la Corte Costituzionale “la funzione di moderare, persuadere e stimolare gli altri poteri costituzionali’.

“Per la sua autorevolezza l’opera di persuasione morale del Presidente della Repubblica consente di orientare scelte e comportamenti. Consiste in una variegata attività di controllo, impulso, freno, ammonimento, esortazione e consiglio sulle scelte degli organi costituzionali, al fine di correggerle in difesa dei valori e dei principi costituzionali e di indirizzarle all’attuazione degli stessi”.

Ho riportato le parole precise di Corte Costituzionale e letteratura perché dovrebbe essere chiaro che Sergio Mattarella avrebbe dovuto usare il potere di persuasione, in modo stringente, autorevole per far cessare la caduta della credibilità della magistratura. Non avrebbe dovuto limitarsi a formali lamentazioni.

D’altronde il presidente della Repubblica si è dimostrato ben determinato, quando ha voluto esserlo. Per esempio quando si oppose in ogni modo alla nomina del prof Savona a ministro economico nel governo. O quando propose e impose l’attuale presidente del consiglio, tanto è che l’attuale governo è comunemente denominato Draghi- Mattarella. Oppure quando ebbe a ricevere i membri della Commissione Trilaterale al Quirinale legittimando istituzionalmente chi da associazione privata decideva in segreto sul destino del paese che costui rappresentava.

Il fatto che il Csm non sia stato neppure sfiorato dagli interventi di maniera di Mattarella, dimostra che la sua è stata una colpevole latitanza non scusabile. La situazione nel frattempo si è aggravata fino a diventare endemica, arricchita da guerre, faide correntizie, capri espiatori giustiziati, privilegi perpetuati, vergogna e disonore al diapason.

Tuttavia gli italiani lo amano. Allora forse sembra giustificato affogare nel pozzo nero nel quale ci siamo fatti cacciare.

Tags: magistraturaSergio Mattarella
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