Mi è capitato di vedere il primo episodio della tanto pubblicizzata serie de il Signore degli anelli. Non che avessi grandissime aspettative, ma il risultato finale lo definirei pessimo.
Lasciamo da parte, nel giudizio complessivo, il penoso politicamente corretto che ammorba ormai in maniera forse irreversibile la produzione americana: infatti ci propongono lo hobbit di colore, l’elfo di colore che a occhio sarà uno dei protagonisti (con annessa storia d’amore con una umana bianca abbandonata dal marito e con figlio orientale), umani multietnici e più avanti ci sarà la nana di colore (per di più senza barba) e immagino qualche bella storia lgbtq.
Al netto di questo e consci che la serie c’entri pochissimo con gli scritti di Tolkien, anche del Silmarillion, dal quale prende alcuni nomi, alcune ambientazioni e alcuni spunti per poi viaggiare di suo, quello che colpisce immediatamente è la scarsità intellettuale della trama: sembra di vedere i soliti “clichè” dei film americani di bassa lega.
La trama in sostanza è questa: finita la guerra con Melkor un drappello di elfi guidati da Galadriel va alla ricerca delle prove che anche Sauron abbia definitivamente lasciato la Terra di Mezzo. Galadriel trova alcune prove contrarie, ovvero della sua presenza, il re degli Elfi non le crede e dichiara finito lo stato di allerta. Ovviamente subito dopo al momento in cui il re degli elfi fa ritirare gli avamposti e spedisce la “dissidente” Galadriel su Valinor (nel più classico promoveatur ut amoveatur), si ripresenta il Male. L’episodio finisce con Galadriel che, fatto il viaggio dalla Terra di Mezzo a Valinor, un secondo prima di arrivare (ah la suspance) cambia idea e si butta in mare per tornare a nuoto (a nuoto! Con un oceano a dividere le due terre) a casa disobbedendo al Re. Anche perché sennò non sarebbe potuta essere la protagonista della serie.
Insomma è la trama di tutti i film catastrofisti del cinema americano: abbiamo il saggio (nei film catastrofisti di solito è lo scienziato, qui Galadriel) che è il protagonista, prevede matematicamente il disastro che sta per arrivare, il presidente o il politico di turno è il solito gonzo che non ci crede e poi rigorosamente si avverano tutte le catastrofiche previsione dello scienziato inascoltato, il quale alla fine deve risolvere da solo la situazione. Il re degli elfi dovrebbe spiccare per le doti proprie degli elfi tolkeniani (saggezza, prudenza, intelligenza, intuito e riflessività, oltre che bellezza, ma non apriamo questo capitolo) e invece è ridotto al classico stereotipo cinematografico del politico fesso che non capisce un tubo e prende decisioni avventate. Vabbè.
In definitiva una trama di una scontatezza (si intuiva il finale da subito) e di una pochezza imbarazzante.
A fronte di questo un bella fotografia, ottimi i paesaggi e gli effetti speciali, a dimostrazione che hanno speso una barca di soldi per fare questa serie. Potevano spenderli meglio. Visto il primo episodio mi risparmierò gli altri. Voto 4.