La rassegnazione è un sentimento, cui la situazione offre quotidiani motivi di crescita. Nonostante l’ISTAT, organo emanazione della maggioranza governativa, – sono parole del “Corriere della Sera” – “sparga ottimismo sull’andamento dell’economia”, non mancano – a smentita e a confutazione – episodi agghiaccianti di imprenditori suicidi, soffocati delle banche, in questo caso matrigne, o di antiquari spinti addirittura all’omicidio dei propri familiari e di se stessi, a causa delle pressioni degli inflessibili istituti di credito, benefattori di altri clienti.
E’ pure segno di acquiescenza e di subordinazione, di una colonizzazione culturale incredibile ed intollerabile la sottovalutazione decisa dagli organi di stampa sulla figuraccia fatta di fronte al mondo intero a Firenze con la chiusura della Galleria degli Uffizi, causata dal blocco dell’impianto di condizionamento. L’impareggiabile direttore Eike Schmidt (non dovevano gli stranieri sopperire alle carenze insanabili dei trogloditi funzionari nostrani?) non ha saputo provvedere alla logica riduzione della portata dell’Arno, indispensabili per l’alimentazione.
Il quadro politico, poi, con gli strafalcioni logici di Renzi, con gli interventi ineleganti e ruvidi di Salvini, con le manovre e manovrette di Berlusconi, di cui la destra e la Lega dovrebbero rammentare il costante intento sabotare, già sperimentato e non rinnegato per la politica del 2017, con la presenza presuntuosa e saccente di un certo Casaleggio, potrebbe spingere all’isolamento e alla clausura morale.
Esistono, però, oltre al perentorio quanto severo ricorso all’astensione, possibilità di reazione e di rivalsa non indifferenti e non marginale, quali la confutazione delle analisi telecomandate, ripetizione del famoso pollo di Trilussa, e la denunzia totale e puntuale delle figure governative e della debole e in tante occasioni inconcludente minoranza.
A primo esempio, poi, come non mobilitarsi, non reagire con una contrapposizione più decisa e solida alle dichiarazioni velleitarie, arroganti e assurde, prova di un malcostume da bloccare? E’ il caso di tale Rosato, che, dopo aver straparlato sulle alleanze prossime, totalmente asservite al PD renziano, ha stabilito, con fine senso democratico di stampo staliniano, alla faccia del presidente della Repubblica e del Parlamento, che “dopo il via libera alla legge di bilancio la legislatura sia ragionevolmente finita”.
Il lento ma sempre più esplicito evolversi del quadro politico in cui Berlusconi sembra orientato ad abbandonare l’ipotesi di un candidato capace, esperto e qualificato, come Nello Musumeci, per favorire i disegni misteriosi e ancora una volta destinati all’insuccesso di Alfano e del luogotenente berlusconiano Miccichè, rappresenta il secondo esempio della imprescindibilità di una scelta antitetica, da far valere per le elezioni politiche del 2018. La lezione del passato non può essere dimenticata, considerata l’immutato spirito autocratico del lombardo.