Dopo un’assenza di oltre quarant’anni la Royal Navy torna in modo stabile sui mari d’Oriente, più precisamente nel Golfo Persico. Il governo britannico ha concordato con il regno del Bahrain l’apertura di una grande base aeronavale a Mina Salman Port. La struttura — che comprenderà un arsenale e approdi per caccia e fregate — sarà finanziata principalmente dalla piccola monarchia.
Il “regno dei due mari” è ben lieto di veder tornare gli antichi colonizzatori: per oltre due secoli la famiglia degli Al Halifa (musulmani sunniti), grazie alla protezione dell’Union Jack, ha prosperato sul petrolio, regnato su un’irrequieta maggioranza musulmani sciti e si è tutelato dagli invasivi vicini.
Dopo l’indipendenza nel 1971, la casa regnante ha cercato rifugio sotto le possenti ali dell’aquila americana, trasformando il precario staterello petrolifero in un caposaldo della strategia statunitense nell’area regionale. Per decenni, in cambio delle basi e delle agevolazioni offerte, Washington ha preferito sorvolare sugli assetti interni — non proprio democratici e libertari…— del Bahrain ed ha ignorato bellamente le pesanti repressioni contro l’opposizione scita, apertamente filo-iraniana. Esercizi di realismo politico, interrotti con scarsa lungimiranza da Barack Obama che — inebriato dalle effimere “primavere arabe” — cercò d’imporre ai riottosi Al Halifa un’impossibile democratizzazione. Il risultato fu lo scoppio di rivolte e una crisi politica durissima e, infine, l’intervento (un dono amaro da digerire per i diffidenti locali) di truppe saudite.
Sempre più preoccupati per il loro avvenire, i governanti bahreiniti hanno ripreso i legami politici e militari con l’antica potenza coloniale. Una mossa azzeccata. Da tempo Londra ha superato i traumi della decolonizzazione e cerca di rilanciare una discreta quanto coerente politica di potenza autonoma. Da qui la decisione storica di riaprire basi “ad est di Suez” e riprendere un ruolo centrale nel Medio Oriente. Il Bahrain è probabilmente solo la prima tappa di un progetto più vasto e ambizioso; non a caso truppe britanniche sono già operative in Giordania (altro satellite storico della Corona) e la RAF bombarda con meticolosità i bastioni dell’ISIS in Iraq. L’umiliante ritirata “east of Suez”, decisa nel 1968 dai mesti governi laburisti, è solo un ricordo.