Golpe in Myanmar. Una fazione dell’esercito si è mosso e ha arrestato Aung San Suu Kyi e tutti i vertici della Lega nazionale per la Democrazia (LND), vincitrice delle elezioni dello scorso novembre. I golpisti hanno istituito lo stato di emergenza per un anno, al termine del quale – stando alle fonti – si terranno libere elezioni; tutti i poteri sono ora nelle mani del leader militare Min Aung Hlaing. Il golpe segue settimane di polemiche e accuse di frodi elettorali rivolte dai militari all’LND. In realtà, il voto ha confermato l’estrema popolarità del partito, che ha ottenuto 920 seggi del parlamento su 1170. Negli ultimi cinque anni, Suu Kyi e l’LND hanno guidato il paese dopo essere stati democraticamente eletti nel 2015. È un ritorno al passato. Dal 2011 il paese aveva registrato una serie di aperture, tra cui la possibilità di organizzare le elezioni parlamentari. La ‘convivenza’ tra istituzioni democraticamente elette e forze armate prevedeva comunque che queste ultime detenessero ampi poteri. La Legge Fondamentale inoltre impedisce ad ogni birmano i cui figli siano cittadini stranieri di accedere al ruolo di Presidente e Vice-presidente. Una norma scritta espressamente per precludere a Suu Kyi – che ha due figli entrambi di nazionalità britannica – di accedere ai vertici dello stato. Intanto Pechino — principale investitore nel Paese — tace e ringrazia,
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