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Governo Draghi 3/ Meloni, contro la Democrazia Artificiale e la “Cura Ludovico”

di Nuccio Bovalino
7 Febbraio 2021
in Home, Pòlis
3
Governo Draghi 3/ Meloni, contro la Democrazia Artificiale e la “Cura Ludovico”
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La differenza chiave fra l’America e l’Italia, che fra l’altro le rende speculari e opposte, risiede nel tipo di immaginario che esse incarnano: gli Usa fin dalla nascita si sentono investiti del ruolo di nazione messianica, l’Italia ha sempre cercato fuori di sé il Messia capace di ricompattare simbolicamente e momentaneamente gli italiani. Ieri Conte. Oggi Draghi. Ma ogni cieco fideismo che si rispetti prevede delle figure eretiche, che magari, come la Meloni oggi, pretendono un salto di qualità che ci convinca a considerare l’Italia come il fine e non lo strumento per esaltare i Leader Messia che si danno il cambio.

Le diverse opinioni riguardo alla decisione della Meloni di non appoggiare il governo Draghi hanno diritto di cittadinanza, ma i detrattori dovrebbero forse arrossire nel mentre provano a spiegarci che la fuga di tutti i leader e i partiti verso la “terra promessa” di SuperMario, oltretutto scomposta e ai limiti del teatro dell’assurdo, possa essere ricondotta alla normale gestione della res publica e a un logico processo politico.

C’è chi forse credeva la Meloni la sposa protagonista di un romanzo di formazione classico, pronta a rinunciare al proprio amore (verso la legittimazione popolare) e convolare a nozze con il potente Principe (il Draghi First) per salvare la propria nobil famiglia decaduta. O si illudevano fosse la “Sposa meccanica”, citando il famoso testo di Marshall Mcluhan dove, fra le altre intuizioni geniali, affermava che “la moderna cappuccetto rosso, allevata a suon di pubblicità, non ha nulla in contrario a farsi mangiare dal lupo”. Ma non è così, né sposa infelice né cappuccetto rosso manipolabile dai media. I media, appunto, che hanno già deciso, con una torsione invidiabile, di sfigurare un rispettabile atto di coerenza politica, cioè la decisione di Fratelli d’Italia di non aderire al pastiche draghiano, rappresentandolo come un tradimento verso la patria. Ed ecco alcuni “democratici” evocare già la cura Ludovico, l’ormai celebre rieducazione forzata cui veniva sottoposto il drugo Alex nel film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Perché la Meloni è l’irresponsabile sovranista che non si riesce proprio a rieducare! E vuole addirittura il voto!

Non bastano le sue parole concilianti e collaborative a placare gli animi: “daremo il nostro contributo anche dall’opposizione, da forza responsabile e patriottica quale siamo, per il bene dell’Italia e senza chiedere nulla in cambio”. Le parole scritte contro di lei sono indice, poco latente, del trionfo della dimensione orizzontale della politica, nuova inclinazione che non accetta voci fuori dal coro, non può sopportare una prospettiva verticale di un leader che decide di rispettare una promessa, difendendo un’idea di politica e perseguendo una chiara visione del mondo.

È ancor peggio il definitivo affermarsi della Artificial Democracy, dove l’algoritmo si impone declinandosi come potere tecnocratico che imbriglia la potenza della passione e delle idee. Una postdemocrazia nella quale gli elettori vengono resettati e riprogrammati continuamente, costretti a dimenarsi in balia di una comunicazione ossessiva che passa dall’apocalissi economico-sanitaria all’illusione messianica dell’ennesimo leader da osannare a priori. Nel mezzo c’è chi crede ancora di poter fare politica, quella pregna di carnalità e dispiegata nel vissuto quotidiano reale. La Meloni come l’ultima delle romantiche o la prima capace di ribellarsi a uno spettacolo che calerà presto il sipario sulle ennesime illusioni vendute?

Tags: Giorgia MeloniMario Draghi
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Commenti 3

  1. Gabriele Baraldi says:
    2 mesi fa

    Grazie per il suo articolo da qualche giorno leggendo alcuni articoli non capivo se era destra.it o un saggio di Cettolaqualunqe

    Rispondi
  2. Vincenzo G says:
    2 mesi fa

    Secondo me Giorgia Meloni sta facendo un grave errore. Può essere che a breve i sondaggi la premieranno, rimanendo l’unica a gridare contro l’Europa dei banchieri. Probabilmente prenderà qualche consenso appartenente a Lega e 5 Stelle. Ma poi? Arrivano in 200 miliardi dall’Europa. Bisogna decidere come investirli, non parlo di ruberie, ma di seri piani per l’Italia. FdI non sarà nellla stanza dei bottoni mentre la Lega si. La Lega che tutelerà soprattutto gli imprenditori del nord. Quindi sul piano del Governo della nostra Nazione, mancheranno i progetti di FdI. E anche dal punto di vista dei consensi… a breve FdI crescerà ma poi chi maneggerà tutto quel denaro, probabilmente avrà un ritorno anche in fatto di voti… da ultimo c’è il rischio che dopo le prossime elezioni, sgonfiatisi i 5 Stelle, l’alleanza PD+Forza Italia + Lega più qualche altra forza centrista andrà avanti e FdI sarà tagliata fuori.

    Rispondi
  3. Gabriele Baraldi says:
    2 mesi fa

    Vincenzo il tuo ragionamento è condivisibile ma non tiene conto che il peso di FdI è molto basso (4,3 % dei consensi) per cui anche dentro il governo la possibilità di incidere è molto relativa. Poi al di là delle questioni tattiche esiste anche la politica e per quanto mi riguarda preferisco 1000 anni solo che mal accompagnato. Lega e Forza Italia hanno un elettorato diverso. Siamo sempre allo stesso dilemma andare al governo a qualsiasi costo o quando sarà possibile fare le scelte autenticamente finalizzate ad un idea di Italia completamente diversa da quella di oggi. Mi auguro il governo Draghi migliori la situazione, ci risentiamo tra un anno buona fortuna.

    Rispondi

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