Nel novembre 2016 si è svolto presso l’Università di Trieste – Gorizia un convegno internazionale, dal titolo singolare e dall’obiettivo interessante e storicamente necessario, “La guerra di Cadorna 1915 – 1917”. E’ stata posta al centro dell’attenzione la figura del generale Luigi Cadorna (1850 – 1928), un uomo, un militare tra i più importanti del cruciale periodo bellico, enormemente “bestemmiato” e quasi mai “pianto”.
I curatori del ponderoso e poderoso volume (644 pagine) hanno opportunamente inteso considerare i contributi presentati su Cadorna come punto di partenza “per la riscoperta di un ufficiale che, nel bene e nel male, ha segnato la storia dell’Esercito nella Grande guerra”.
I 41 saggi pubblicati ripercorrono, ridisegnandolo, il quadro globale negli ambiti determinanti e qualificanti, politici, economici e diplomatici. Il bilancio equo e centrato è tracciato nella presentazione del generale di C.d’A. Giuseppenicola Tota, capo del V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore dell’Esercito. Osserva che “ci consente di cogliere la reale complessità di un paese , l’Italia, che era entrata in guerra contando su una conclusione rapida del conflitto e che, invece, si trovò impegnato in quattro lunghi anni di guerra che segnarono profondamente le istituzioni liberali”.
Quello della durata lunga quanto inattesa, ripetuto anche nel 1940, è una passaggio , esaminato largamente da Emilio Gentile nel suo recentissimo Ascesa e declino dell’Europa nel mondo 1898 – 1918.

Nella introduzione i due curatori delineano in termini appropriati interessi, obiettivi e intenzioni delle giornate triestine e goriziane. Rivendicano con decisione e con concreti fondamenti la finalità del convegno nella dimostrazione del ruolo della storia politica nel dibattito storiografico, un ruolo tutt’altro che “residuale” ma sostanziale e concreto.
Pietro Neglie, docente associato di Storia contemporanea all’ateneo triestino, corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche – sede di Gorizia – e Andrea Ungari, Ph.D., docente associato di Storia contemporanea all’Università Guglielmo Marconi di Roma, si soffermano, davvero non si dilungano, sulle radici e sui fondamenti della analisi politica, lontana dagli arroccamenti “in inutili dogmatismi e preconcetti che certo non aiutano la comprensione dei fenomeni”.
Le posizioni denunziate sono il frutto e il supporto di scelte politiche, un tempo vive e consistenti, oggi emarginate, accantonate, patrimonio di una sinistra elitaria, nostalgica ma pur sempre arrogante e presuntuosa grazie anche alla debolezza e all’autolesionismo del settore politico, un tempo antitetico, al momento confuso e al proprio interno spesso effimero e discriminatorio delle intelligenze più incisive.
Nel sostenere la periodizzazione adottata, i curatori spiegano “la scelta di orientarsi verso una differente cronologia della Grande guerra che dovrebbe dividersi in due sostanziali periodi: 1914 – 1917 e 1917 – 1919. Questa periodizzazione meglio fa comprendere, a nostro avviso, la differenza tra una prima fase “italiana” del conflitto connotata dalla concezione del “sacro egoismo” salandrino e una seconda nella quale il paese subì più fortemente l’influenza economica, militare e politica degli alleati”.
Più avanti motivano la scelta come logica incentrata nella figura di Cadorna come “un nuovo approccio interpretativo alla Grande guerra; approccio che trovi le sue fondamenta nel mutamento dei rapporti internazionali tra Italia e alleati e nella modifica delle relazioni tra vertici politici e militari all’interno dell’edificio dello Stato liberale”. Un “edificio liberale” – è il caso di sostenerlo con impegno e serietà – troppo a lungo condizionato dai metodi e dalla mentalità di Giolitti.
STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO. UFFICIO STORICO, La guerra di Cadorna 1915 – 1917. Atti del Convegno Trieste – Gorizia 2-4 novembre 2016, pp. 644. €28,00.