Fin dalle prime settimane di guerra – dieci mesi fa ormai -, molti analisti occidentali, e quelli britannici in particolare, hanno predetto il rapido esaurimento delle scorte di missili e munizioni da parte delle forze russe, dando per scontato quindi il rapido esaurirsi del principale vantaggio di Mosca, la possibilità di colpire infrastrutture, centri logistici e militari, dispiegamenti di truppe sul campo.
A dispetto del protrarsi dei raid aerei russi, il ritornello dello svuotarsi dei depositi russi continua ancora ad essere ripetuto, mentre a svuotarsi a ritmo preoccupante sono gli arsenali occidentali impegnati a rifornire Kiev. Mentre è ancora in corso il grande attacco russo con droni e missili avviato lo scorso 29 dicembre, trapela sulla stampa specializzata una stima secondo cui le fabbriche russe sarebbero in grado di produrre mensilmente oltre cento missili – tra Kalibr, Iskander, Kh-101 – e sarebbe stata avviata la produzione in Russia dei droni di origine iraniana protagonisti degli attacchi degli ultimi mesi.
In breve, la situazione sarebbe ben diversa da quella disegnata dagli analisti britannici e, più in generale, occidentali. Resta tuttavia da vedere se la produzione russa sarà in grado di sostenere un ritmo serrato di attacchi in grande stile come quello in corso, attacchi in massa che mettono in seria difficoltà le capacità della difesa antiaerea ucraina.