L’Arabia Saudita propone finalmente un cessate il fuoco “globale” nello Yemen, per mettere fine a un conflitto devastante e ormai perdente. Da inizio febbraio i ribelli Houthi filo-iraniani hanno inoltre intrapreso una forte offensiva per la conquista di Ma’rib, ultima roccaforte nelle mani del governo sostenuto dai sauditi. In più continuano gli attacchi a colpi di missili e di droni contro le strutture energetiche e gli impianti petroliferi del vicino regno wahhabita.
Per Riyadh, l’iniziativa dovrebbe essere gestita dalle Nazioni Unite. “Vogliamo che le armi – prosegue la nota a firma del ministro saudita degli Esteri Fayçal ben Farhane – tacciano completamente”. Il piano, aggiunge, “avrà effetto nel momento stesso in cui gli Houthi l’avranno accettato”. Esso prevede anche la parziale riapertura dei collegamenti aerei e marittimi, assieme all’avvio di negoziati politici per una tregua duratura con le milizie ribelli sostenute dall’Iran, che controllano il nord del Paese compresa la capitale Sana’a. Gli Houthi hanno respinto però l’offerta ritenendola “insufficiente”. “L’Arabia Saudita – afferma il portavoce dei ribelli Mohammad Abdelsalam – deve annunciare la fine dell’aggressione e rimuovere del tutto il blocco [sullo Yemen], perché mettere sul tavolo idee di cui si discute da oltre un anno non aggiunge niente di nuovo”.
La guerra è divampata nel 2014 come conflitto interno ed è degenerata nel marzo dell’anno successivo con l’intervento della coalizione araba guidata da Riyadh. Il conflitto ha fatto registrare oltre 10mila morti e 55mila feriti. Organismi indipendenti fissano il bilancio (fra gennaio 2016 e fine luglio 2018) a 57mila decessi. Per l’Onu ha innescato la “peggiore crisi umanitaria al mondo”, sulla quale il Covid-19 rischia di avere effetti “devastanti”. Milioni di persone sono sull’orlo della fame; i bambini potrebbero subirne le conseguenze per i prossimi 20 anni.
fonte Asia News