• Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci
martedì 31 Gennaio 2023
  • Login
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Newsletter
Destra.it
SOSTIENICI
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Destra.it
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Home

Guerra di Siria/ Le verità scomode sulla battaglia di Ghouta

di Gian Micalessin
18 Marzo 2018
in Home, Mondi
0
Guerra di Siria/ Le verità scomode sulla battaglia di Ghouta
       

È un fiume in piena.  Sgorga dalle rovine, si fa largo tra le macerie, sprofonda nei crateri di missili e granate. Risale spingendo bimbi in lacrime, piegati sotto il peso di zaini stracolmi. Trascina vecchi smunti ed emaciati aggrappati alla vita e alle grucce. Sospinge donne incinte coperte di nero e fatica, ripiegate su pancioni ormai troppo pesanti. Rimorchia feriti e malati appoggiati su carriole mosse a braccia in questa gruviera di distruzione. È l’esodo. È la fuga. È la fine della loro guerra. Quanti saranno? Cinquemila? Ottomila? Quindicimila? Chi lo sa è bravo.

Il numero vero forse non lo scopriremo mai. Di certo sono tanti. Tantissimi. Arrivano tutti da Hamoryah,  la cittadina della Ghouta orientale  controllata dai militanti della cosiddetta Legione Rahman. A parole era uno dei gruppi ideologicamente meno estremisti all’interno di quell’oceano islamista e jihadista che da sei anni controllava le campagne, i villaggi e le fattorie di questo immenso sobborgo orientale di Damasco abitato da 400mila civili.

Ma quell’immagine di forza laica strutturata principalmente su base militare ha poco a che fare con la realtà. Nei fatti  la Legione Rahman è  da sempre uno stretto alleato di Tahrir al Sham, l’alleanza guidata da Jabhat Al Nusra che rappresenta la coalizione delle forze legate ad Al Qaida. E con  Al Qaida  ha collaborato e combattuto per mantenere il controllo di Hamoryah e dei villaggi circostanti.

Tutto è finito mercoledì notte quando l’offensiva lanciata dall’esercito siriano, con l’appoggio dell’aviazione e dei militari  russi ha investito il villaggio da due parti. Non è stata una battaglia da poco. Per capirlo  basta guardare  il deserto che ci circonda.

Nel mare di distruzione intravvedi i segni della battaglia più recente. Una battaglia che non è ancora terminata. L’artiglieria e i mortai dei governativi continuano a far fuoco da tutto attorno. E dalle linee dietro Hamoryah piove ogni tanto qualche colpo di mortaio da 80 che fa tremare il  terreno e sobbalzare la marea di fuggitivi. Mentre qui ancora si combatte, loro  attendono sui camion. Ad ogni esplosione  le donne in nero  si stringono la testa  fra le mani,  nascondono quella  dei bimbi nel grembo.  “Non  ci siamo accorti di niente – racconta  Ibrahim, 45 anni  – mercoledì sera  siamo andati a dormire in cantina  come sempre,  ma all’improvviso nella notte ci siamo accorti che i terroristi non c’erano più. Poi abbiamo saputo che l’esercito siriano ci aspettava allora siamo usciti, ci siamo fatti coraggio e ci siamo messi in cammino. Piano piano abbiamo raggiunto questo corridoio. Adesso attendiamo di venir portati in  un centro di accoglienza. Vogliamo solo  un po’ di cibo e un po’ di pace. Per sette anni abbiamo visto solo la guerra. Per sette anni siamo stati vittime dei terroristi”.

È strano ascoltare  Ibrahim. È strano  guardare questa distesa di donne coperte di nero dalla testa ai piedi attendere la salvezza offerta dall’esercito di Bashar  Assad. Fino a ieri vivevano sotto il controllo della Legione Rahman e della coalizione alqaidista, oggi sono pronti ad acclamare l’esercito siriano.

Jallal, 32 anni, come le altre migliaia di  disperati parcheggiati in questa surreale retrovia giura di essere sincero. “Cosa avresti fatto al posto nostro? Ad Hamoryah c’erano le nostre case, la nostra terra, i nostri animali. Quando i gruppi armati hanno preso il controllo della zona non sembravano così terribili. Solo dopo  ci siamo accorti di chi erano e di quel che ci chiedevano”. Accanto a Jallal c’è Ibrahim, un altro contadino di Ghouta. Alza al cielo suo figlio Saleh, un fantoccino di sette mesi intabarrato in un pigiamino rosso coperto di buchi e di macchie.

“Guardate, guardate con i terroristi non avevamo neanche il latte per dargli da mangiare. Ora l’esercito ci ha liberato. Ora finalmente siamo liberi. Credetemi nessuno voleva restare  ad Hamoryah. Fino ad oggi eravamo prigionieri. I militanti  dei gruppi armati non ci lasciavano scappare. Siamo contenti di esser riusciti a raggiungere questo corridoio. Siamo felici di essere nelle mani dell’esercito siriano”.

 Gli chiedi come mai sua moglie, sua madre le sue sorelle e tutte le altre donne trascinate da questa marea umana siano coperte di nero dalla testa ai piedi. Come mai in questi sette anni a nessuno di loro sia mai venuto in mente di scappare,  di raggiungere i territori governativi. “Seguivamo la loro legge, facevamo quel che ci dicevano. Non potevamo rifiutare, non potevamo scegliere amico. Chi si rifiutava finiva in galera o peggio”, si giustifica Ibrahim, passandosi il dito indice sotto la gola.

“Tu sei italiano, non puoi nemmeno immaginare cosa fosse la vita ad Hamoryah.  Ma ora siamo liberi. Ora possiamo anche chiamarli terroristi”. Un ufficiale dell’esercito ascolta e sorride. “Forse alcuni  di questi fino a poche ore fa erano pronti a spararci addosso, ma adesso poco importa. Se erano dei  capi, se hanno del sangue sulle loro mani lo scopriremo perché le loro telefonate sono state ascoltate per anni. Se invece erano dei semplici simpatizzanti o dei civili innocenti allora ci metteranno poco a capire che la vita nelle zone del governo è assai migliore”.

Tags: guerreISISSiria
Articolo precedente

La Lega inciampa sulla scuola. I docenti dell’Aespi scrivono a Salvini

Prossimo articolo

Non solo Siria. Se la solidarietà è ad orologeria

Gian Micalessin

Correlati Articoli

Fronte di Bakhmut, si combatte casa per casa
Estera

Fronte di Bakhmut, si combatte casa per casa

di Clemente Ultimo
31 Gennaio 2023
0

Nelle ultime 48 ore la morsa su Bakhmut si è ulteriormente stretta, tanto che fonti russe segnalano progressi nei distretti...

Leggi tutto
Ucraina, una folle escalation verso l’abisso

Ucraina, una folle escalation verso l’abisso

28 Gennaio 2023
Dalla Germania non solo Leopard. E sul Reichstag sventola bandiera bianca

Dalla Germania non solo Leopard. E sul Reichstag sventola bandiera bianca

27 Gennaio 2023
Un’unica data per ricordare tutti gli orrori

Un’unica data per ricordare tutti gli orrori

27 Gennaio 2023
Carica altro
Prossimo articolo
Non solo Siria. Se la solidarietà è ad orologeria

Non solo Siria. Se la solidarietà è ad orologeria

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

Stenio Solinas/ La vera storia di Salvatore Todaro e le “sviste” di Saviano & co.

Stenio Solinas/ La vera storia di Salvatore Todaro e le “sviste” di Saviano & co.

31 Gennaio 2023
Fronte di Bakhmut, si combatte casa per casa

Fronte di Bakhmut, si combatte casa per casa

31 Gennaio 2023
Appuntamenti a Milano/ Una vita per Pola con Stefano Zecchi

Appuntamenti a Milano/ Una vita per Pola con Stefano Zecchi

30 Gennaio 2023
Costruiremo ancora cattedrali. Una storia di Alleanza cattolica

Costruiremo ancora cattedrali. Una storia di Alleanza cattolica

30 Gennaio 2023

Tag

Africa Berlusconi centrodestra Chiesa cattolica Cina cinema comunismo coronavirus Donald Trump economia elezioni Europa fascismo forze armate Francia Fratelli d'Italia geopolitica Germania Giorgia Meloni Gran Bretagna guerre immigrazione clandestina ISIS Islam lavoro Libia Mare Marine Le Pen Matteo Renzi Matteo Salvini Mediterraneo Milano Partito Democratico petrolio Roma Russia Siria sovranità nazionale storia terrorismo trasporti Turchia Unione Europea USA Vladimir Putin
Facebook Twitter

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Destra.it per restare continuamente aggiornato.
Ti segnaleremo novità, eventi ed accadimenti più interessanti!

Menu

  • Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci

Destra.it

Un giornale telematico che raccoglie le idee, i contenuti, i confronti della comunità umana e intellettuale della destra europea, moderna, nazionale e sociale. Rappresenta l’accesso alla rete e la piattaforma di dibattito di chiunque, provenendo o aderendo a un lungo percorso storico, si riconosca in quei valori culturali e ideali su cui si è sedimentato nei secoli il pensiero di destra.

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Home
  • Chi siamo
  • La Redazione di Destra.it
  • Newsletter
  • Contattaci
  • Categorie
    • Pòlis
    • Il punto
    • Europae
    • Mondi
    • Estera
    • Guerre e pace
    • Economia
    • Levante
    • Libri&LIBERI
    • Arte&Artisti
    • Multimedia
    • Facite Ammuina
    • Al Muro del Tempo
    • Appunti di viaggio
    • Rassegna Stampa

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In