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Home Economia

Guerre economiche/ Gazprom riduce le forniture all’Europa. Aspettando l’inizio della trattativa

di Gian Micalessin
27 Luglio 2022
in Economia, Home
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Guerre economiche/ Gazprom riduce le forniture all’Europa. Aspettando l’inizio della trattativa
       

«Il taglio del gas? Non è una decisione finale, al Cremlino stanno riflettendo. Quella annunciata da Gazprom è solo una questione tecnica o, meglio, intermedia. Un eventuale taglio definitivo verrà deciso solo al termine dell’offensiva nel Donbass. Fino ad allora c’è spazio per una trattativa». Così una fonte de Il Giornale alla Duma russa spiega il taglio che da questa mattina porterà a 33 milioni di metri cubi al giorno, ovvero solo il 20 per cento del totale, le forniture di gas garantite da Gazprom attraverso Nord Stream.
E sulla tesi dell’avvertimento concordano anche alcune fonti ucraine filorusse in esilio a Mosca, che seguono da vicino le operazioni militari e politiche nel loro Paese. «Per capire cosa bolle in pentola – spiega una di queste fonti – gli europei dovrebbero ascoltare le parole del ministro degli esteri Sergei Lavrov sul proseguimento delle operazioni dopo la conquista del Donbass. Se l’offensiva nel Donetsk andrà come previsto, si aprirà la finestra per una trattativa con gli Usa sulla cessazione del conflitto. Ma se quella finestra resterà chiusa, il taglio del gas ai Paesi europei sarà inevitabile. E altrettanto inevitabile sarà la conquista di altri territori». La fonte si guarda bene dall’indicare come e dove potrebbe proseguire l’offensiva e perché il taglio del gas all’Europa diventerebbe a quel punto concreto e definitivo. Ma capirlo non è difficile.
«Ora la geografia è diversa – ripete da oltre una settimana Lavrov ricordando che gli obbiettivi delle operazioni – non sono più solo la Dpr e la Lpr (le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk), ma anche le regioni di Kherson e Zaporizhzhia con altri territori e tutto questo viene perseguito in modo coerente e determinato». Insomma la conquista del Donbass non è più l’obbiettivo finale, ma solo la tappa decisa da Mosca per avviare un negoziato.
Ovviamente la domanda è quale negoziato? E con chi? Non certo con un’Ucraina che il Cremlino reputa inaffidabile dopo il naufragio degli accordi raggiunti a fine marzo in Turchia. Accordi che Kiev decise, su suggerimento di Boris Johnson, di cancellare prendendo a pretesto la scoperta dei fatti di Bucha. Sulla base di quel precedente, Mosca rifiuta qualsiasi negoziato diretto con l’Ucraina su un cessate il fuoco e pretende che questo venga discusso in un quadro più ampio in cui l’unica controparte accettata è la Casa Bianca. Questo perché nell’ottica del Cremlino un’eventuale fine delle ostilità deve esser accompagnata da precise intese sulla sfera d’influenza della Nato in Europa. Nell’ambito di questi obbiettivi e di questa visione politico-strategica s’inseriscono le decisioni sul definitivo taglio del gas all’Europa e sull’allargamento dell’offensiva in caso di mancata disponibilità statunitense alla trattativa. Il taglio del gas, particolarmente doloroso per Paesi come l’Italia e la Germania, punta a incrinare il fronte europeo della Nato associando allo spettro della guerra quello della recessione. Un recessione già quantificata dal Fmi che prevede, in caso di taglio totale del gas russo, una contrazione del 5 per cento del prodotto interno lordo per l’Italia e del 2 per cento per la Germania.

Tags: energiagasgasdottiguerreRussia
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