La relazione di amore-odio esistente fra i servizi segreti israeliani (Mossad) e l’intelligence statunitense (CIA e FBI) è costellata di episodi più o meno eclatanti, ma che danno l’esatta dimensione dell’intensa attività di spionaggio e controspionaggio che avviene soprattutto in territorio americano.
Uno dei motivi di tensione più famosi, forse il più eclatante, fra i due Paesi fu quello che vide come attore principale Jonathan Jay Pollard, nato Jonathan Polanski (cittadino statunitense ebreo), diplomato in scienze politiche a Stanford e fin dal 1979 assiduo candidato presso tutti i centri di intelligence americani. Pollard venne inizialmente selezionato per un colloquio dalla CIA che lo scartò per aver ammesso di aver fatto uso di droghe illegali durante gli anni dell’università; successivamente fu assunto dal Navy Field Operational Intelligence Office. Nella marina militare statunitense, fra varie vicende e alterne fortune, riuscì a sottrarre importantissimi documenti riservati su componenti dei servizi, controspionaggio, armamenti e piani militari e a consegnarli agli agenti del Mossad, inviati dal governo israeliano. Pollard venne quindi scoperto, arrestato e condannato all’ergastolo per spionaggio, primo caso di un cittadino americano condannato per aver agito contro il proprio Paese a favore di uno Stato alleato. In carcere chiese e ottenne la cittadinanza israeliana e dopo aver ottenuto la libertà condizionale, volò a Gerusalemme dove al suo arrivo fu accolto come un eroe dall’allora premier Benjamin Netanyahu.
Marc Rich, invece, era un miliardario ebreo americano che venne incriminato con 65 capi d’accusa dall’allora procuratore federale degli USA Rudolph Giuliani. Convinto che sarebbe stato condannato, Rich fuggì in Svizzera con l’aiuto di agenti del Mossad e non fece più ritorno negli USA, nemmeno per il funerale della figlia. Nonostante fosse nell’elenco dei dieci fuggitivi più ricercati d’America, tutti i tentativi di catturarlo risultarono vani e Rich continuò a fare affari con mezzo mondo e soprattutto con Israele, dove godeva di fama e rispetto. Il rapporto speciale con Gerusalemme nacque subito dopo la rivoluzione komeinista in Iran, dove Rich divenne uno dei principali trafficanti di petrolio che forniva con assiduità proprio i serbatoi di Israele. Divenne quindi finanziatore del Mossad e offrì i propri uffici sparsi per il mondo quali basi per le attività dei servizi segreti. Ottenne in cambio cittadinanza, protezione e la grazia concessa dall’allora presidente americano Clinton. L’FBI indagò anche su quest’ultimo aspetto della vicenda, ma ogni tentativo di scoprire un coinvolgimento fra Mossad e membri della Casa Bianca venne insabbiato a tempo di record.
Circa vent’anni fa, un’indagine dell’emittente televisiva Fox News ed in particolare del giornalista Marc Cameron portò alla luce documenti federali che raccontavano dell’arresto di ben 140 agenti segreti israeliani tra il 2000 e il 2001 nell’ambito di una inchiesta sullo spionaggio contro gli Stati Uniti. I documenti citati parlavano di centinaia di “incidenti” in varie città del Paese, causati dalle attività degli arrestati. Si sottolineava, come riportato da Fox News, che il Mossad fosse penetrato con facilità all’interno di numerose basi militari, della DEA (Drug Enforcement Administration), dell’FBI stessa e di decine di altre strutture governative. L’inchiesta, dettagliata e realmente ben realizzata dal punto di vista giornalistico, rimase online fino al 12 dicembre del 2001, poi sparì nel nulla.
In Israele, il membro della Knesset Yuval Steinitz istituì, nel 2004, il “Comitato investigativo per l’intelligence israeliana” e ne divenne presidente. Dopo numerose indagini e interrogatori, venne redatto un rapporto che criticava pesantemente il Mossad per i rapporti inviati, non solo al Governo israeliano, ma soprattutto ai servizi dei Paesi alleati. Questi report, assolutamente fuorvianti, ingigantivano il potenziale bellico dei soliti nemici noti (Iraq, Iran e Siria) e furono spesso utilizzati dai governi amici di Gerusalemme (Stati Uniti in primis) in maniera acritica e poco analitica per giustificare attacchi o embarghi.
Recentemente l’FBI, in un clima interno reso più favorevole dai fallimenti in Medio Oriente, ha intensificato le indagini e aumentato il proprio raggio d’azione, monitorando non solo i cittadini israeliani e i diplomatici sul territorio, ma soprattutto quelle associazioni di sostenitori dell’esercito israeliano di stampo prettamente sionista. Effettivamente, da sempre, gli agenti del Mossad hanno libero accesso a tutte le organizzazioni ebraiche presenti sul territorio americano e di questo i vertici militari americani hanno consapevolezza e timore. Davvero numerose, negli ultimi due decenni, sono state le segnalazioni di CIA e FBI al proprio Congresso sull’aggressività delle operazioni degli agenti israeliani e sul loro famelico appetito di informazioni di carattere militare, politico e industriale. Insomma, la partita dell’intelligence è sempre aperta, chi vincerà è la vera incognita.