Si allunga la lista dei Paesi candidati ad entrare a far parte dei Brics, il gruppo che attualmente conta cinque “soci”: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Stando a quanto reso noto oggi dall’emittente saudita “Al Arabiya” ben cinque Paesi arabi avrebbero avanzato la propria richiesta di adesione: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Algeria ed Egitto. A questi devono aggiungersi Iran, Indonesia, Bangladesh e Argentina, la cui volontà di entrare a far parte del club dei Brics è già stata resa nota nei mesi scorsi.
È interessante notare come l’attrattività dei Brics sia in costante crescita a dispetto del tentativo statunitense ed europeo di creare un “cordone sanitario” intorno alla Russia all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Anzi, probabilmente proprio il tentativo di strangolare l’economia russa con l’imposizione di sanzioni e le pressioni esercitate su numerosi Paesi non allineati affinché sostenessero l’embargo hanno finito per avere esito opposto, spingendo molti Paesi a lavorare per la costruzione di una prospettiva multipolare. Un equilibrio internazionale che non veda negli Stati Uniti l’egemone globale.
Prospettiva auspicabile per Pechino, un incubo da allontanare ad ogni costo per Washington. Anche perché il corollario di un mondo multipolare sembra essere quello di un sistema di scambio internazionale non più centrato sul dollaro. Uno scenario che proprio l’esclusione della Russia dal circuito Swift sembra aver accelerato, non solo attraverso pagamenti di beni e materie prime in valuta nazionale – ad esempio petrolio russo in cambio di rupie o yuan – ma anche tramite il rilancio del sistema CIPS.
Quest’ultimo altro non è che un circuito alternativo allo Swift messo a punto dalla Cina: Pechino si prepara da tempo alla guerra economica, consapevole che una crisi con gli Usa non andrebbe gestita solo sul piano politico e militare.
Cordone sanitario intorno alla Russia? Perché mai quando la Russia si è dimostrata la migliore alleata degli Usa per la riproposizione di un bipolarismo che stava scricchiolando con Pechino al posto di Mosca?
Le nazioni con velleità di media potenza stanno operando su più fronti contemporaneamente, senza nessuna alleanza definita e consolidata
Che ci fa Modi a Washington se non a stringere alleanze ed accordi militari e commerciali?
Dedolarizzazione quando il debito americano è in pancia a Pechino?
Per assurdo farebbe più comodo a Washington che non alla Cina
Putin con la sua scriteriata politica ha strangolato la sua economia senza bisogno di complottismi
Gazprom in un anno ha perso più del 30% di utili proprio perché costretta a svendere ( in dollari o rupie o renmimbi che siano le sue entrate)
PS vedremo come andrà a finire la “guerra” tra oligarchi appena iniziata
Unica cosa certa è la fuffa ideologica a cui tanti hanno creduto pensando che la Russia potesse rappresentare un alternativa al mondo da noi conosciuto