Mentre il ‘popolo della rete’ non finiva di meravigliarsi dell’entusiastica adesione alla raccolta di fondi sponsorizzata dalle organizzazioni antifasciste per Sea Watch 3 arrivata – pare – a cifre a sei zeri (provenienti non si come o da dove), una sconosciuta organizzazione semi goliardica ha messo a punto una campagna di donazioni di segno opposto.

Scopo finanziare eventi di propaganda contro le navi negriere che trasportano nel Vecchio Continente la futura manodopera a basso costo, con il fine ultimo di distruggere i residui diritti dei lavoratori in Europa.
Evidentemente questo obiettivo, solo adombrato, non è passato inosservato e, in meno di una settimana dall’esordio, la campagna di raccolta è stata prontamente disabilitata e il denaro già versato restituito ai donatori.
Un crowfunding, in italiano finanziamento collettivo che è, come spiega Wikipedia: un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni: semplicemente una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Niente di più trasparente e democratico dunque, apparentemente al riparo da qualsiasi censura, eppure caduto sotto la scure dei custodi del pensiero unico.
Anche se svariate leggi, e tra esse lo stesso articolo 21 della Costituzione italiana, sanciscono per tutti la libertà di esprimere il proprio pensiero, viene invece puntualmente ostacolato in tutti i modi il dissenso sull’emergenza migratoria. Di fronte a tanta sfacciataggine e tracotante impudenza forse è tempo di lanciare un hastag al posto del #restiamoumani degli immigrazionisti ed è il #nonsiamoscemi dei cittadini comuni.