Gravissime le parole di Draghi in conferenza stampa, 24 ore dopo l’uscita del misterioso dossier Usa, su soggetti italiani che parlano con Mosca e vogliono togliere le sanzioni. Gravi, nel senso di estremamente pesanti, perché hanno un significato politico molto preciso che esula dal ruolo di premier di un governo di emergenza, dimissionario e oltretutto a pochi giorni dal voto
“C’è chi parla di nascosto con i russi, chi vuole togliere le sanzioni” dice Draghi. Anche in questo caso, inutile mandare “pizzini”, come scritto anche dalle firme de Il Giornale. Dal momento che il dossier Usa, in base a quanto detto dal capo dei servizi, non contiene l’Italia né suoi partiti, allora finisca il gioco: o ci sono i nomi o non ci sono. Se poi Draghi ha informazioni su canali Roma-Mosca di cui non dobbiamo sapere se non parzialmente, e di cui non sa nemmeno Washington – stando a quanto detto da Copasir e Gabrielli – allora mi sembra doveroso che l’elettore sappia nomi e cognomi. Non è un tema irrilevante. Altrimenti siamo di fronte a una forma di latente pressione
Ma quale latente, la pressione è del tutto evidente. L’elettore dovrebbe essere cosciente dei nomi e cognomi di chi ci traghetta verso il disastro economico.