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I primi passi del governo carioca e le indecisioni del centrodestra

di Gianluca Donati
24 Dicembre 2018
in Home, Pòlis
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I primi passi del governo carioca e le indecisioni del centrodestra
       

 

 

Il governo “giallo-verde” (o “giallo-blu”, considerando che dopo la virata nazionale di Salvini, la Lega ha deciso di sostituire il verde con il liberalconservatore “blu”), si è appena insediato e si è già scatenato un putiferio. La notizia è nota: il nuovo governo Conte, per mano del Ministro dell’Interno Salvini, ha deciso di chiudere i porti italiani, respingendo l’Aquarius, la nave di soccorso che trasportava immigrati, decisione che ha fatto molto discutere in Italia e in Europa.

Diciamo che il governo è partito bene, perché è evidente che chi ha votato Lega, si aspettava una politica di rigore su sicurezza e flussi immigratori. Questo governo – ricordando l’epoca del centrismo e del pentapartito – si trova ad avere un’opposizione di sinistra (Pd e Leu) e di destra (Forza Italia e Fratelli d’Italia). Come prevedibile, il centrosinistra è sceso sul piede di guerra e, insieme all’allegra brigata della galassia di artistoidi e pseudo-intellettuali radical-chic, ha accusato il governo di deriva fascio-razzista.

Diverso l’atteggiamento del centrodestra, che pur stando all’opposizione ha preso correttamente le difese dell’operato di Salvini. Se era in qualche modo scontata la posizione di FdI, sorprende quella del partito di Berlusconi. E anche i giornali in “quota” centrodestra, hanno difeso Salvini, e non solo Libero di Feltri, ma anche il Giornale di Sallusti che com’è noto è di proprietà della famiglia del Cavaliere. Sull’intera vicenda occorre fare chiarezza; primo: non è assolutamente vero che il governo Conte si sia cinicamente disinteressato all’incolumità degli immigrati che erano a bordo dell’Aquarius; la nave dell’ONG (Organizzazione non governativa), è stata costantemente scortata da due navi italiane (una della Marina Militare, l’altra della Guardia costiera), che hanno vigilato e fornito agli immigrati, cibo e acqua. Si può legittimamente dissentire sulla decisione di “chiudere i porti”, ma dire che l’attuale governo abbia commesso una specie di “crimine contro l’umanità”, non corrisponde al vero.

Secondo: il governo sembra voler distinguere tra le navi d’immigrati della Guardia costiera italiane, e le navi delle varie ONG, e questo ci pare più che legittimo: oramai, solo gli ingenui non hanno compreso che dietro le ONG ci sono loschi business che lucrano cinicamente e criminalmente sulla pelle degli immigrati. E per chiarire ancor più il concetto, il Ministro dell’Interno Salvini ha fatto un discorso in Parlamento contro il magnate Soros, che com’è noto è legato a doppio filo alle ONG per ragioni ideologiche e d’interessi economici, discorso quello salviniano, che è stato applaudito da tutto il centrodestra.

Terzo: non è affatto vero che tutti gli immigrati che salpano verso l’Italia siano “profughi” in fuga dalle guerre; in realtà, statistiche alla mano, solo il 5% dei flussi immigratori, sono tali, il resto sono persone che vengono nel nostro Paese per ragioni economiche o altro, e, di fatto, entrano nella penisola clandestinamente. E se è umano e cristiano provare un sentimento di solidarietà verso “i poveri della terra”, è anche vero che uno Stato-nazione ha il diritto e il dovere di porre un limite ai flussi immigratori, di difendere i confini, gli interessi e l’identità culturale del suo popolo, facendo discernimento tra immigrati regolari e clandestini.

Quarto: le critiche che sono piovute sul governo Conte, sono un campionario d’ipocrisie indicibili. Non faremo una noiosa lista di tutti i denigratori, ci limiteremo a citare il caso più inverecondo, ovvero, la Francia di Marcon che in questi giorni ha usato parole gravemente diffamatorie nei nostri confronti provocando una grave crisi diplomatica tra le due nazioni. E questo punto, tra tutti, è il più grave. A prescindere dal suo passato coloniale, non scordiamo che nel 2011, Sarkozy bombardò la Libia e assassinò Gheddafi, e oltre a rubare al nostro Paese interessi economici ed energetici che il governo Berlusconi aveva concluso pacificamente con un contratto con il Colonnello, di fatto, rimuovendo il dittatore nord africano, i confini libici sono diventati un colabrodo, offendo così un ponte attraverso il quale immigrati d’ogni dove, vengono in Italia.

In sintesi: la Francia ha fatto il danno e noi ne paghiamo le conseguenze. Con quale cinica ipocrisia Macron si permette dunque di dare lezioni all’Italia? Di fronte a questo fatto, il governo Conte ha prontamente preteso scuse ufficiali da parte della Francia, arrivando a convocare l’ambasciatore francese a Roma. Ma nel frattempo le scuse dei “cugini d’oltralpe”, non sono venute, e anzi, Macron ha rilanciato.

È a quel punto che la leader di Fratelli d’Italia è intervenuta, affermando che l’Italia “non è una colonia francese” e che le parole offensive della Francia sono un’onta talmente grave da giustificare il richiamo del nostro ambasciatore da Parigi. Una mossa che com’era prevedibile, non è stata compiuta dall’attuale governo, perché avrebbe aggravato talmente la crisi diplomatica da avere ripercussioni imprevedibili: il governo Conte, nasce già con molti nemici e innumerevoli ostacoli.

A giudicare da quanto accade da settimane, parrebbe che il destino di Fratelli d’Italia sia quello di fare opposizione “da destra” al governo penta – leghista, compito arduo. Essendo FdI rimasto fuori dalla maggioranza di governo (non si è ben capito se per spontanea volontà del partito meloniano o per un veto grillino, probabilmente una via di mezzo), il suo ruolo politico, rischia di essere quello di radicalizzare i temi populisti e sovranisti, rispetto a un governo, che almeno basandosi sui primi giorni di azione, appare già piuttosto radicalizzato. Una situazione piuttosto curiosa, con il centrosinistra che bolla l’attuale esecutivo di essere addirittura di “estrema destra”, e la Meloni che invece afferma che nell’attuale governo “la destra non c’è”, e la Lega è alleata con un movimento, quello pentastellato, comunistoide.

Ecco perché FdI come in una partita di poker, ogni volta, rilancia. Si era già visto dopo che Mattarella aveva posto il veto su Savona all’economia, dove la Meloni (e Di Maio), aveva evocato lo stato d’accusa al Presidente della Repubblica, mentre Salvini cautamente aveva evitato d’imboccare quella strada; e così si ripete la storia con la crisi diplomatica Italia – Francia, con una posizione onestamente molto dura da parte del governo Conte, ma con Fratelli d’Italia che chiede una reazione ancora più decisa.

Non sappiamo se questa strategia (sinceramente rischiosa) di FdI porterà fortuna alla destra. Al primo turno delle ultime elezioni amministrative, la Lega è poderosamente cresciuta (segno che l’intransigenza leghista, paga) e Fratelli d’Italia ha avuto un risultato contradditorio: in alcune realtà locali del centro-sud ha scavalcato Forza Italia, diventando seconda forza politica della coalizione di centrodestra, in altre (Vicenza, Treviso, Brescia, la provincia lombarda) è pesantemente retrocessa rispetto alle politiche.

Di certo oggi Forza Italia appare sempre più, con rispetto parlando, “il ventre molle” della coalizione. Il rapporto tra Lega e Fratelli d’Italia, assomiglia sempre più a quello che nella Prima Repubblica era tra socialisti e comunisti: entrambi i partiti erano “di sinistra” e avevano come colore identitario “il rosso”, ma il primo era “riformista” e il secondo, “rivoluzionario”; solitamente governativo il PSI ed eternamente all’opposizione il PCI, posizione, quella del partito di Togliatti e Berlinguer, dalla quale incalzava “dall’estrema sinistra”, il centrosinistra di governo. Uno scenario somigliante, dicevamo, all’attuale ma variato “a destra”: oramai ammainata la bandiera secessionista di Bossi, la Lega Nord è diventata Lega soltanto, ed è sempre più una forza politica “nazionale” con un programma tendenzialmente “di destra”, e questo posizionamento, vagamente “liberalconservatore”, è sottolineato, dal sopraccitato passaggio cromatico, dal verde al blu, colore quest’ultimo, ricordiamolo, che contraddistingue anche il partito di Fratelli d’Italia (e in Francia il Front National della Le Pen).

Per decenni, comunisti e socialisti sono stati divisi a livello nazionale, e alleati a quello locale; come oggi il centrodestra è unito alle elezioni locali e separato a quello nazionale. Fratelli d’Italia, con molta probabilità, tenderà a incalzare il più possibile l’attuale governo, “da destra”.

Strategia rischiosa, dicevamo, ma difficile immaginare un ruolo diverso per FdI, anche se la tenuta del governo grillo-leghista non è sicuro, anche perché alle ultime elezioni amministrative, i 5 stelle sono uscite con le ossa rotte, e questo fatto, unito alle vicende giudiziarie che in queste ore coinvolgano la giunta comunale della Raggi a Roma, potrebbe indurre il movimento di Di Maio, a rompere l’alleanza con la Lega.

Perciò il centrodestra deve farsi trovare pronto, perché, per una ragione o l’altra, non sono escluse le elezioni anticipate, e gli ultimi sondaggi dimostrerebbero che nel caso, il centrodestra unito, avrebbe i numeri per governare in autonomia. Nel frattempo non possiamo fare altro che sperare che il governo amministri al meglio il nostro Paese e che riesca, malgrado gli attacchi dei poteri forti, a proseguire, pur nella ragionevolezza, sulla linea del sovranismo nazionale.

Tags: centrodestraelezioniEmmanuel MacronFranciaFratelli d'ItaliaGiuseppe Conteimmigrazione clandestinaMareMatteo Salvinisovranità nazionale
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