Sull’epidemia spaventosa dei mesi scorsi e su quella di crescente pericolosità di questi giorni è mancata, come nella precedente, la parola o meglio l’analisi delle cause e delle responsabilità del pontefice, in infiniti momenti loquace. La Chiesa è ormai avvilita e immeschinita dalla serie lunghissima dei problemi targati politicamente della società, primi quelli demagogici dei c.d. “ultimi”, come se i fedeli di altre classi sociali non avessero bisogno di conforto nelle asperità della vita, e dei “migranti”, cacciati dalle loro terre da poteri politici incivili, da nessuno denunziati, in primis da papa Francesco. Intanto non risulta che dai Sacri Palazzi, occupati in incresciose vicende, siano risuonate critiche sulla c.d. “pillola dei 5 giorni”, distribuita senza ricetta anche alle minorenni.
Il pontefice è stato del tutto silenzioso, inerte ed assente nella segnalazione e nella evidenziazione delle responsabilità immense ed innegabili della Cina. Al Capo della Chiesa è sfuggito il primato, vecchio e consolidato, nel numero delle pene capitali stabilito annualmente dalla Cina (1000), E’ stato osservato – e il dato non può essere contestato o confutato – che non esiste al mondo nazione in cui i diritti umani vengano calpestati quotidianamente come nella Repubblica Popolare. Altrettanto celebre è la situazione dello Xinjiang, regione nominalmente autonoma abitata dagli uiguri musulmani. Proprio per il fatto di essere islamici, godono di notevole appoggio in Occidente, appoggio solo accordato nominalmente alla minoranza cristiana.
Bergoglio è del resto troppo impegnato nel confronto con la nazione comunista, con la quale il 22 ottobre rinnoverà l’intesa, mantenuta nei contenuti misteriosa, ovvero segreta. Questa condizione, posta perentoriamente dai cinesi, desta infinite perplessità e come direbbero i romani “puzza”. “Puzza” perché, pur attendendosi esiti inconsistenti o meschini, Francesco “è pronto a pagare il prezzo dell’accusa [quanto mai fondata] di rimanere silenzioso di fronte alla repressione delle proteste a Hong Kong” e a questa scelta aggiunge la polemica con gli USA, portata a punte virulente, e l’omelia domenicale di esortazione ai cittadini sull’obbligo del pagamento delle tasse al governo Conte, amico e vicino ideologicamente.
Per i vertici vaticani, irresponsabilmente e, si consenta, ottusamente, “ è un prezzo da pagare, se non altro per rendere il processo irreversibile”. Si tratta di una capitolazione incredibile e impensabile, che ci riporta alla frase della Medea di Seneca : “cui prodest scelus, is fecit”.