Si scaldano i motori nei principali partiti in vista delle prossime elezioni europee del 2024. Il voto della prossima primavera sarà, infatti, importante sia a livello nazionale che a quello internazionale. Non è certo un segreto che alcuni dossier a livello europeo sono entrati da tempo in un binario morto, proprio in attesa del nuovo voto, a cominciare proprio dal dossier sui flussi migratori. Nei partiti chi più chi meno si sta discutendo anche chiaramente di assetti e di alleanza, soprattutto a destra. Se, infatti, la premier Giorgia Meloni da mesi sta tessendo le fila per creare una alleanza tra il gruppo Ecr, di cui lei è presidente (e il suo fedelissimo eurodeputato Nicola Procaccini copresidente del gruppo parlamentare ), con i popolari e Forza Italia rimane all’interno dell’alveo del PPE (malgrado gli screzi dei mesi passati dopo le parole di Berlusconi su Putin e Zelensk), fervono le discussioni nel terzo partito che forma la coalizione di governo, la Lega.
Dopo il clamoroso exploit del 2019, quando il partito di Matteo Salvini ha ottenuto proprio alle Europee il suo record storico con oltre il 34% dei consensi, nel partito si è molto discusso sulla opportunità o meno di rimanere relegati ai margini, all’interno del gruppo Identità e democrazia con la le Pen e i tedeschi di Alternative fur Deutschland. Queste discussioni si sono intensificate in queste settimane, con la chiara consapevolezza che anche in Europa, il ruolo della Meloni potrebbe inevitabilmente accrescersi ulteriormente, in caso di alleanza con i popolari, mentre la Lega dovrebbe nuovamente giocare un ruolo da semplice comprimario.
Le parole del capogruppo alla Camera Molinari rilasciate due giorni fa al Corriere, spiegano molto bene quale sia il clima dentro il partito sul tema elezioni Europee “Noi abbiamo cominciato a ragionare su quale debba essere il ruolo della Lega. In Italia governiamo Comuni e Regioni, e siamo al governo con Ministeri cruciali. In Europa, l’attuale collocazione ci consente di incidere meno. Anche per alcuni compagni di viaggio che rendono il gruppo meno… potabile. Il partito ha deciso di “sporcarsi le mani” sostenendo il governo Draghi, io penso sia dunque meglio che su argomenti come i motori endotermici sia meglio dire “abbiamo risolto” che lamentarci dell’Europa cattiva. Sono per una Lega che accetta le sfide”.
Questo, secondo fonti leghiste, è stato uno dei temi principali dell’ultimo consiglio che si è tenuto in via Bellerio lo scorso 2 maggio. Come uscire da quella che appare una impasse e cercare di riportare il partito al centro anche a livello europeo. Secondo il numero due e attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, l’unica soluzione percorribile sarebbe quella di uscire dall’attuale gruppo ed entrare nei popolari. Questa tesi era stata portata avanti dal vice segretario leghista già nel 2020. Matteo Salvini in quel caso era dovuto intervenire per smentire seccamente l’ipotesi e ribadire la permanenza nel gruppo di destra.
Ma ora gli scenari sono cambiati sia a livello nazionale, che soprattutto a livello europeo e presentarsi alle prossime elezioni dentro un gruppo come quello di Identità e democrazia, che probabilmente nel prossimo parlamento conterà ancora meno, considerando come perderebbe anche l’unica flebile sponda nei conservatori europei di Meloni, rischia di diventare un azzardo. Questa almeno è la tesi non solo di Giorgetti, ma anche di altri big del partito come appunto Riccardo Molinari, il vice segretario Andrea Crippa.
Ma questi devono scontrarsi con la avversione per qualsiasi svolta più “ moderata” rappresentata da Lorenzo Fontana. Il presidente della Camera ha infatti avvertito dei rischi di un cambio che potrebbe non essere compreso dagli elettori. La stessa cosa sostiene il moderato capogruppo al senato Massimiliano Romeo, che teme un effetto deleterio sul consenso, come accaduto in occasione della esperienza nel governo Draghi. La Lega insomma secondo questa tesi dovrebbe continuare ad avere una sua chiara e ben definita identità, per consolidare il voto e il consenso intorno a quelle tematiche e battaglie storiche che sta portando avanti da anni.
Ma al di là delle diversità di opinioni che esiste tra i vertici, il problema è anche legato al fatto del dove ricollocarsi in caso di uscita da Identità e democrazia, considerando anche come i recenti risultato elettorali, prima in Svezia e poi in Finlandia, abbiano mostrato come le idee di destra siano in crescita un pò ovunque in Europa.
L’idea di Giorgetti, di Crippa e Molinari sarebbe quella di unirsi a Forza Italia nei popolari, ma il passaggio è ricco di insidie, non ultima quella che molti all’interno del gruppo popolare non vedrebbero di buon occhio l’ingresso del partito di Salvini. Inoltre in caso di successo del progetto della Meloni, la Lega “rischierebbe” di trovarsi anche in Europa la leader di Fratelli d’Italia (per Salvini forse sarebbe uno smacco difficile da digerire).
Creare un gruppo unitario che vada da Id fino ai conservatori, passando per i popolari è soluzione difficilissima sia per l’opposizione dei popolari che per quella del gruppo dei conservatori, che già in passato hanno scartato con decisione una simile ipotesi. Resterebbe quella di creare un gruppo tutto nuovo (bastano 27 eurodeputati) per provare un’alleanza esterna con i popolari, in vista di un possibile futuro e graduale ingresso nel gruppo. Insomma la posto in gioco è alta perché il voto deciderà le politiche europee per i prossimi cinque anni. E la Lega certo non ha intenzione di restare a guardare da spettatore, anche alla luce del suo ruolo di governo in patria.