Si tratta di un libro, che è il frutto del lavoro concreto e diretto, scritto a quattro mani, in sintonia ed in alternanza di passaggi. La Mastrocola, moglie dal 1986 di Luca Ricolfi, ha svolto attività didattica presso il Liceo Classico di Ivrea e poi, più a lungo, presso il Liceo Scientifico di Chieri. Si è dedicata alla ricerca presso la Facoltà di Lettere dell’ateneo torinese, conseguendo un dottorato di ricerca e un post-dottorato nel campo della ricerca metafisica della poesia italiana. Diviene poi dall’inizio del secolo scrittrice. Nel 2004 pubblica sotto forma di pamphlet “La scuola raccontata al mio cane”, in cui, in contemporanea e in parallela al romanzo “Una barca nel bosco”, prosegue nella sua denunzia delle nuove riforme scolastiche, che culminerà appunto in questo volume.
In esso, infatti, a lei si devono il I capitolo, non inedito, perché pubblicato già nel 2017, con il titolo “Ipotesi sulla disuguaglianza”: l’abbassamento danneggia i ceti popolari?, il terzo, Con i miei occhi, e Lettera a un genitore, racchiusa nel compito, in buona fede ma purtroppo inascoltato, perseguito dai coniugi autori “Immaginare la scuola e la vita che vorremmo , questo è adesso il nostro compito”. E’ stato osservato con parole eccessivamente cariche che “il libro è un j’accuse spietato [forse sarebbe meglio dire severo] e al tempo stesso un atto d’amore verso il mondo della scuola e dell’università”.
Ricolfi, dal canto suo, cura uno dei 2 capitoli , intitolato “Con i miei occhi”, e “Test dell’ipotesi: sì l’abbassamento danneggia i ceti popolari”. Una pagina raccoglie una sintesi della doppia fatica: “Solo un cieco non vedrebbe come sono andate le cose: è la cultura progressista che si è battuta per la democratizzazione della scuola; è la cultura progressista che ha inteso la democratizzazione non come mettere la cultura alta a disposizione di tutti, ma come “diritto al successo formativo”; è la cultura progressista che ha demonizzato gli insegnanti che si opponevano all’abbassamento dell’asticella, o semplicemente erano contrari a rilasciare falsi attestati.
Bollati come reazionari, o più benevolmente come nostalgici, liquidati come incapaci di stare al passo con i tempi, i contrari alla finta democratizzazione della scuola hanno perso la loro battaglia. Ora non provano più nemmeno a dire la loro, perché sanno che le cose non possono cambiare, o meglio possono cambiare in una direzione sola: quella di ulteriore abbassamento, naturalmente travestito da modernizzazione.
Quanto alla cultura progressista, alle legioni di pedagogisti, linguisti, intellettuali più o meno impegnati che hanno promosso la distruzione della scuola e dell’università come luoghi di cultura, non hanno nemmeno più bisogno di sostenere le loro idee, perché quelle idee hanno vinto. Anzi stravinto. Sono nelle cose stesse, e probabilmente anche nello spirito dei tempi”.
Ricolfi nota che “in alcuni paesi (fra cui l’Italia) la scolarizzazione di massa si sia accompagnata a un continuo, inesorabile, abbassamento degli standard, a tutti i livelli, dalla scuola elementare all’università. Un abbassamento del nostro paese, privo di una vera classe dirigente [perché non dire invece politica?] e bloccato da decenni di mancate riforme, meno che mai poteva permettersi”. La responsabilità indiscutibile e incancellabile dello sfacelo è da addebitare ai partiti della sinistra marxista e radicale e ai cattolici conciliari.
PAOLA MASTROCOLA – LUCA RICOLFI, Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza, Milano, La nave di Teseo, pp. 274. €19,00