Nato in Sudafrica a fine ‘800, già orfano di padre, il piccolo John Ronald Reuel Tolkien sbarca col fratello in Gran Bretagna: a Birmingham morirà anche la madre. Cresce sotto la tutela di un sacerdote cattolico: diventa un maniaco di glottologia, fonda una confraternita con tre amici, studia a Oxford e si innamora della graziosa Edith Bratt. La giovinezza sua e dei suoi amici sarà spezzata dalla Prima Guerra Mondiale: Ronald resterà traumatizzato dalla Battaglia della Somme, e dei quattro “confratelli” torneranno soltanto in due.
Prima opera internazionale del regista finlandese Dome Karukoski, il film ha indispettito gli eredi dello scrittore, che non hanno approvato la sceneggiatura (e non hanno ricevuto diritti d’autore). Costato 20 milioni di dollari alla Fox, ha incassato meno della metà del budget.
Espressivo come un blocco di calcestruzzo, il lungagnone Nicholas Hoult interpreta il tarchiato Tolkien. Meglio, senza nemmeno strafare, Lily Collins nel ruolo della Bratt.
Tre scene aggraziate: la madre di Tolkien che racconta le fiabe a lume di candela, Edith che ascolta Wagner negli anfratti del teatro (ma sul finir della scena, il cambio di musica rovina l’incanto), il professor Wright (l’ultra-veterano scespiriano Derek Jacobi) che sproloquia passeggiando.
Bilanciano, in negativo, i soliti stereotipi vittoriani (le signore col cappellone, i signori burberi, gli studenti sognatori alla “Attimo fuggente”) e la tediosa dissertazione sulla parola “Celador”.
Poteva avere qualche interesse, l’idea d’un film sulla vita di Tolkien: considerando lo spropositato successo dei suoi libri (e dei loro, brutti ma ben sponsorizzati, adattamenti cinematografici), e la sua partecipazione a uno dei più grandi drammi della storia dell’umanità. Il film commette invece l’errore di fermarsi al suo debutto da narratore: restano (oltre all’orrore della trincea) una storia d’amicizia, appena accennata, e d’amore, interessante ma non troppo.
Nessun cenno al cattolicesimo di Tolkien: che non era un dettaglio marginale né nella sua personalità, né nel suo pensiero, né nelle sue opere. Ma si tratta di un film hollywoodiano del 2019: certi discorsi sono proibiti.