
Abbecedari laicisti affissi sulla facciata di tutte le scuole, corsi obbligatori di educazione sessuale per bambini di sei anni, progetti di riforma del calendario con l’introduzione di giornate secolariste al posto di festività cattoliche, leggi che imbavagliano la libertà d’espressione sull’aborto, militanti della Manif pour Tous arrestati perché protestano in silenzio: la Francia freme di una “laïcité” combattente. Anne Coffinier, direttore generale della Fondazione per la scuola, ha dichiarato che la Francia sta tornando a una sorta di petainismo dello “stato educatore”. L’appello “Un giorno al mese senza scuola” sta causando molte assenze nelle scuole e prende di mira il progetto sperimentale contro il sessismo a scuola del ministero dell’Istruzione, accusato di voler imporre la “teoria dei generi sessuali” sin dalla materna. Un’accusa che per il ministro dell’Istruzione Vincent Peillon “è completamente falsa”.
“Il governo socialista ha dato vita a una nuova ideologia progressista”, dice al Foglio Pierre Manent: “Una ideologia in cui la democrazia è stata completamente svuotata di significato e ridotta a una sequela di diritti individuali. Si è persa ogni idea del reale. Si tratta di una visione aggressiva dell’uguaglianza e della libertà, l’idea di una vita senza più legami con il bene pubblico. Contano soltanto i diritti individuali, il desiderio. Alcuni socialisti pensano di essere l’avanguardia civile e morale.
Questi poteri parlano per conto di un uomo nuovo, che non vuole avere niente a che fare con la vera storia d’Europa, la lunga battaglia tra le nazioni, le religioni e le dottrine filosofiche. Il suo unico programma è quello di preservare e promuovere la sua nuova innocenza. Questo ha portato a una disperazione nella vita pubblica francese e a un odio per la chiesa cattolica e il suo messaggio di unione del paese. C’è ansia nelle strade e nelle famiglie, c’è rabbia, sconforto”. Prendiamo le Femen, che irrompono anche nelle chiese francesi col loro messaggio iconoclastico e anticristiano. “Perché non sono state perseguite da polizia e magistratura? La Francia è tornata a essere ferocemente anticristiana”. Secondo Manent, non è in gioco la “laïcité positive” della religione civile americana, né la “laïcité identitaire” dei conservatori europei, ma la “laïcité d’opposition”, militante e aggressiva. “La laïcité francese è sempre stata l’espulsione della chiesa dallo spazio pubblico, un progetto che ha avuto successo offrendo ai cittadini un nuovo codice morale”, dice Manent. “E in questo progetto, la chiesa è concepita come nemica della République”.
Il monito tradito di Montesquieu
In “La Cité de l’homme” (ed. Fayard), il sociologo francese ha già spiegato il paradosso dell’occidente, dove il rifiuto della religione e della legge naturale in nome dell’autonomia statale porta a smarrire il senso stesso dell’umano. “Tenere la religione fuori dalla sfera pubblica indebolisce la nazione e la sua coscienza”, ci dice Manent. “La democrazia non è più una polis, ma una mera rivendicazione di nuovi diritti. Lo ha detto chiaramente il ministro Peillon, un filosofo professionale prima di salire al governo: ‘La Rivoluzione francese non è finita’. La laicità deve diventare una religione che prenda il posto dell’oscurantismo cattolico, Peillon dice che è come ‘una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge’. In nessun altro paese d’Europa il secolarismo si era mai posto l’obiettivo di spazzare via la religione e imporre ai cittadini l’obbligo di aderire alla laicità. E’ un progetto pericoloso, perché come diceva Montesquieu, l’uniformità è sorella del dispotismo”.
Il Foglio, 30 gennaio 2014