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Il giovane rincoglionito (ma responsabile) che applaude il neo totalitarismo

di Gianluca Kamal
16 Ottobre 2022
in Home, Società&Tendenze
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Il giovane rincoglionito (ma responsabile) che applaude il neo totalitarismo
       

Ma li avete visti i giovani? Le nuove leve, le forze fresche, la classe dirigente del futuro, il nostro domani…Beh ecco, sì, con le parole roboanti e i luoghi comuni densi di speranze e di auspici potremmo persino finire per commuoverci, facendoci rigare il nostro volto da lacrime in omaggio ai sogni che, da genitori e non, da sempre riponiamo pensando a loro e a quel che sarà nel tempo a venire. Le cose stanno diversamente, oggi. Lacrime di dolore, di angoscia, di rabbia le uniche che possono sgorgare dagli occhi spenti di chi li osserva e insieme a loro vive la stessa commedia dell’orrore. Che comincia, ma non comincia davvero, con la pandemia.

Rispettano ossequiosamente la totalità quasi assoluta delle imposizioni “anti contagio” legiferate, anzi “decretolegiferate”, in questi due anni di autentica psicosi collettiva. Cantano dai balconi quando tutto intorno emana già fetore di morte (dell’anima), gli stessi che per i disastri causati dal torrente genovese Bisagno nel 2014 incitavano a “venire a spalare fango con noi” ora sono i più zelanti delatori delle feste private nella casa accanto perché in violazione di lockdown e coprifuoco. Escono (pare incredibile ma qualcuno di loro lo ha fatto) dimenticandosi di avere il volto quasi interamente coperto dalla mascherina, anche in estate, con 38° all’ombra, per montagne o in spiaggia, da soli o in compagnia del fidanzato/a. Non si abbracciano. Non si baciano. Si salutano “di gomito”. Di sesso, nemmeno a parlarne. Si conoscono da anni, sono insieme, hanno sperimentato acrobazie erotiche da trapezisti, ma ora no, cambia tutto. All’improvviso divengono estranei l’uno per l’altra. Vietato anche solo sfiorarsi. E al diavolo l’amore, il piacere, il sentirsi carnalmente sé stessi. Prima la salute! Perché è responsabile.

Poi il vaccino. Le motivazioni, pur dignitose per certi versi, per le quali “dovevo farlo se no perdevo il lavoro” (il lavoro non lo perdevi, venivi solo sospeso ma senza che il contratto subisse modificazioni o tagli retributivi) le conosciamo, ma non è di ciò che qui si scrive. E’ l’arrendevolezza, la supina accettazione di un ricatto morale, l’atteggiamento di cieca passività dinanzi ad una costrizione, indotta o meno che fosse, imposta nonostante l’evidenza già manifesta di talune incoerenze e di forti indizi di pericolosità e inefficacia di un siero sperimentale, indirizzato oltretutto a fasce d’età poco o nulla toccate da infezione grave o rilevanti tassi di mortalità, a sconvolgere più del resto. Totale assenza di senso critico, rinuncia preventiva alla comprensione approfondita di un fenomeno, ricerca delle ragioni e delle dinamiche che muovono gli scenari circostanti e che quindi determinano, in un senso o nell’altro, il nostro posto nel mondo: le pietre tombali su speranze mai germogliate.

Poi il Green pass. Ci si poteva aspettare che in presenza di simili e spropositate offese alla libertà, in nome della lotta a un nemico invisibile i cui contorni resteranno fino alla fine vacui e nebulosi, il fuoco che arde nei cuori di ogni ragazzo divampasse risvegliando ardori mai del tutto sopiti ma solo bisognosi di nobili ragioni per lanciare la “sacra pugna” del secolo. No, nessuna “sacra pugna”. Soltanto milioni di profanissime pugnette. Menandoselo osservando compiaciuti studenti cacciati fuori da scuole e atenei perché “non vaccinati”, godendo nell’offendere e deridere professori “dissidenti”, venendo nell’assistere a revansciste liste di proscrizione contro “non allineati” al pensiero diffuso. E le biblioteche, i musei, le accademie, i cinema, i teatri, i luoghi della cultura universaleliberaepluralista aperti soltanto all’èlite di “saggi” che ha compreso che “non c’è libertà senza green pass”. Non un’autogestione, un’occupazione di giorni o settimane per gridare al mondo la propria indignazione, di importanza un filo diversa rispetto ai pur rispettabilissimi problemi della poco accurata pulizia dei cessi o dell’autoritarismo patriarcale e fascistoide di certi professori figli del ’68.

Hanno continuato a subire, perché anche Damiano dei Maneskin la “pensa” così, e i Ferragnez si selfano coi cerottini azzurri sulla spalla appena punturata dal sacro siero, e J-Ax ha detto così ieri alla radio, e lo Zoo di 105 ha appena passato il messaggio di responsabilità e amore verso sé stessi e gli altri, e vuoi mettere anche Papa Francesco che ha incoraggiato la diffusione di farmaci e vaccini presso le popolazioni “rimaste indietro”, o Giacomo del famoso trio comico che presta la sua voce alla campagna informativa del Ministero…E’ il mondo intero a importi, ehm pardòn! a consigliarti, una certa scelta, un certo modo di intendere, senza interpretarli o perfino comprenderli, i problemi. 

Quale margine d’azione rimane a questi nuovi “sconfitti della storia”, prodotto finito di una chirurgica opera, portata avanti nei decenni, di deresponsabilizzazione etica e di indifferentismo valoriale? Se prima della paura e dell’insicurezza, frutto della globalizzazione, i segnali, i presagi della crisi erano comunque già immanenti, nella nostra vita qualcosa era già successo. La famiglia sta mutando in una indefinita “horizontal family”, con l’apparizione di queste folte schiere globali di “Eliogabali con l’iPad”. Nuovi titoli di libertà si creano artificialmente: liberi di costruire autonome identità sessuali, religiose, spirituali. Tutto molto confuso. Tutto molto fluid. Proprio come questi “non morti”, come gli zombie vengono chiamati nel film World War Z. Z come il nome di questa generazione di nuovi elettori di partiti mainstream in favore di liberalizzazioni, sogni e unicorni, e che al voto del 25 settembre privilegiano quasi in massa i Calenda e i Renzi, abbandonandosi ad un placido conformismo fatto di monopattini elettrici e ricaricatori d’acqua. Battaglie sbagliate, ma ben sponsorizzate.

Sono giovani, ma solo d’età. Sono perbenisti, ma in famiglia spesso si sono confusi i principi con le buone maniere. Vivono nel burro, perché di burro sono i loro orizzonti. Preferiscono coprire il loro volto spento con una mascherina, perché la vera ribellione, ci dicono, è essere più realisti del re (che nel frattempo ha eliminato gli obblighi e si è pure dimesso). Hanno tutto e non sono nulla. Non vogliono nulla e non saranno nulla.

Tags: coronavirusgiovanitotalitarismo
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