D’accordo, in un Pd affidato a Martina è già un miracolo trovare qualcuno, come Calenda, in grado di fare un ragionamento che superi i confini locali. Però il povero Carletto non si è accorto che la Francia ha una situazione molto diversa da quella italiana e che se Parigi ha Macron, il Pd italiano può contare solo sui Micron.
Inevitabile, dunque, che la proposta di un Fronte Repubblicano anti populisti/fascisti sia naufragata appena varata. D’altronde Marine Le Pen disponeva di una forte minoranza mentre Lega e 5 Stelle hanno una evidente maggioranza seppur pasticciata. E il fascino del Fronte Repubblicano di Calenda, magari insieme al bugiardissimo, proprio non è emerso. Neppure i sopravvissuti di LeU si sono fatti coinvolgere, più interessati ad un eventuale ricompattamento della sinistra ma per nulla attratti da un Fronte allargato magari anche a Forza Italia.
Tra i berluscones, invece, la tentazione del Fronte Repubblicano serpeggia. In una parte sempre più esigua del partito, ma c’è. Gli altri, invece, guardano ormai a Salvini come leader del centro destra intero e pensano a come riposizionarsi. Il disastro in Friuli Venezia Giulia e la cancellazione totale di Forza Italia in Valle d’Aosta hanno chiarito i termini del problema. Manca la soluzione. Se passare armi e bagagli nella Lega o se trasformare Forza Italia in un partito completamente diverso da quello di oggi. Perché con Gelmini e Tajani, sempre troppo vicino a Juncker, non si possono conquistare grandi risultati.
Quanto al Fronte Repubblicano, il povero Calenda può contare sul sostegno del mondo dei giornali e dei giornalisti. Quelli che stanno chiusi nelle redazioni, che flirtano con i potenti (in realtà non flirtano ma si limitano a prendere ordini, felici di leccare la mano che getta l’osso) ma che ignorano completamente la realtà