L’atlante geopolitico sta profondamente cambiando. Gli Stati Uniti si disimpegnano sempre di più dagli scacchieri europeo ed africano, risucchiati nell’area dell’Oceano Pacifico e nel confronto con la Cina. L’Inghilterra privilegia i rapporti con i Paesi del Commonwealth rispetto a quelli con l’Unione Europea. La Francia, ancora ebbra dai fumi d’una supposta quanto tramontata “grandeur”, contrasta gli interessi italiani nel Mediterraneo, senza riuscire a garantire i propri e cerca una relazione speciale con la Germania per avere un ruolo con la Russia ed i Paesi dell’Est, che i tedeschi hanno già colonizzati industrialmente ed economicamente in proprio e non intendono condividere con altri. Il Medio Oriente è un teatro in cui l’Europa occidentale non ha più recite, espulsa da nuovi grandi attori, dalla Russia alla Cina, dalla Turchia all’Iran, che incombono anche sul continente africano.
L’Italia pencola tra i congiuntivi improbabili di Di Maio e gli imperativi rodomonteschi di Salvini! Cancellata dalla lavagna internazionale, relegata all’ultimo banco della classe nell’Unione Europea, indebitata e impoverita, delegata alla raccolta degli scarti multietnici del sottosviluppo mondiale, continua a stordirsi di miti inconsistenti e falsità storiche, per immaginarsi vittoriosa e vincente. Festeggia il 25 Aprile 1945, quando ha perso la seconda guerra mondiale, ed ignora il 4 Novembre 1918, in cui vinse la prima.
Scienza e tecnologia stanno trasformando la struttura delle società avanzate, rottamando procedure obsolete, vecchi mestieri e culture fossilizzate e l’Italia non investe in istruzione, ricerca e innovazione, ma in assistenzialismo clientelare, dissipando in sprechi e corruzione. Non alleva scienziati e tecnici, ma “mediatori culturali”, non promuove imprese ma “cooperative sociali”, non investe nel lavoro, ma in “accoglienza”, miniera d’oro di presunti organismi umanitari, che capitalizzano le migrazioni da guerre e da carestie, versione moderna dell’antica tratta degli schiavi.
Pacifismo, solidarismo demagogico, umanitarismo retorico costituiscono la melassa che i ceti dominanti, per schermare e nascondere le proprie rendite parassitarie, spesso criminali, propinano ai cittadini in maggioranza incolti e inconsapevoli. Del resto ridotti sempre più fungibili dalla massiccia immigrazione di miserabili del mondo sottosviluppato. Di conseguenza cresce l’espatrio di italiani, i giovani in cerca di futuro, i pensionati per meglio vivere e sentirsi al sicuro. Di conseguenza calano le nascite nelle famiglie autoctone. Di conseguenza nel medio, piuttosto che nel lungo periodo gli italiani in Italia saranno emarginati e minorati. In via di estinzione. Grazie alla Repubblica democratica e antifascista, “nata dalla Resistenza”.