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Il partito dell’astensione cresce ma la politica rimane muta e sorda

di Vincenzo Pacifici
10 Novembre 2021
in Il punto
0
Il partito dell’astensione cresce ma la politica rimane muta e sorda
       

Negli ultimi due decenni del XX secolo la storiografia si è ampiamente occupata con saggi ed articoli densi e motivati del problema elettorale a partire dal 1848 (M.S.Piretti) e dal periodo unitario (P.L. Ballini). Chi scrive, poi, in un volume globale ed in un contributo all’interno di una pubblicazione delle edizioni milanesi di Comunità, apparso nel 1983, ha guardato all’assenteismo, posizione assunta da chi non può votare per ragioni logistiche o atmosferiche, e astensionismo, scelta fatta da chi non vuole esprimersi.

Ora è facile comprendere che il primato assoluto stabilito nelle ultime elezioni amministrative, ha sancito il rifiuto più cosciente e preciso. Non è davvero certamente un fatto straordinario ma segno sempre più netto, aperto ed inequivocabile, di volontà, in crescita costante, nelle consultazioni dei decenni precedenti.

La ripercussione del fenomeno, avutasi in tutti i raggruppamenti politici nel 2021, prova il degrado insanabile del quadro e la insipienza di tutte le componenti.  Nando Pagnoncelli, in una sua indagine di questi giorni, ha sottolineato la netta perdita di consensi subita dalla Meloni, dovuta soprattutto alla posizione assunta sulle misure vaccinali, combattute a dispetto dello spirito ideologico, di difesa dell’interesse pubblico, tipico e naturale della sua area.

La Meloni e Salvini commettono un ulteriore errore nel caldeggiare l’irrealizzabile proposta di scioglimento delle Camere da parte di un Draghi, eletto presidente della Repubblica. Non parliamo poi del macroscopico strafalcione costituzionale, sostenuto dall’ alter ego leghista, al quale sfugge l’irrealizzabilità totale della sua proposta di semipresidenzialismo.

Berlusconi merita, come il solito, il posto sommo per il tono perentorio ed il modo narcisistico. Dovrebbe spiegare e principalmente dimostrare l’assoluta indispensabilità (gli ultimi dati lo danno al 7,0 – 7,2%) del “centro liberale”, decisivo per vincere e soprattutto governare. Non certo lo potrà fare con le sue linee programmatiche, davvero non circondate dal plauso e dal consenso degli alleati.

Tags: astensionismodemocrazia
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