Berlusconi figura divisiva? Credo che non si possa negare l’evidenza. Sarebbe ridicolo e insincero non ammetterlo. La questione, tuttavia, appare del tutto insignificante, almeno a mio avviso. Le polemiche sui funerali di Stato sono state surreali e prive di ragion d’essere. Il Cavaliere, piaccia o meno, ha rivestito la carica di Presidente del Consiglio per ben quattro volte, divenendo un protagonista assoluto della scena politica e internazionale degli ultimi trent’anni. Il curriculum politico non mente, certifica un dato di fatto, sic et simpliciter: Berlusconi è stato uno degli statisti italiani più longevi e influenti della storia unitaria.
Si torni, tuttavia, alla questione della natura divisiva dell’operato del fondatore di Forza Italia. La politica è il luogo dello scontro e del confronto per antonomasia, di uomini e di idee. Non esiste un uomo politico ricordato con universale stima e affetto da parte di tutti. Questa condizione non si verificherà mai. I cittadini disertano sistematicamente le urne, ormai da qualche anno. Non si fidano e non credono alle promesse dei politici. La politica viene avvertita come un luogo di meri interessi, lontanissimo dalle esigenze delle persone comuni. L’azione della classe dirigente, agli occhi del popolo, è qualcosa di distante e incomprensibile. Se dovessimo seguire fino in fondo questa tendenza, umanamente comprensibile, non dovremmo neppure discutere di politica, ripagando i differenti schieramenti con la moneta dell’insignificanza, dell’indifferenza ostile. Non si comprende, quindi, perché proprio ora si faccia memoria di questa situazione, additando Berlusconi come l’emblema di tutti i mali della politica, quale corruttore di una mitica armonia primordiale, originaria, frutto di fantasie e di ricostruzioni prive di realismo e di fondamento storico.
Il focus, si abbia il coraggio di dirlo, di ammetterlo, è decisamente un altro. I funerali di Stato sono una manifestazione pubblica di affetto, di stima e di riconoscenza, un’occasione offerta a milioni di cittadini per esternare il proprio sentimento, per salutare una persona ritenuta cara, familiare. Una fotografia vivida e fastidiosa agli occhi di chi vorrebbe livellare e omologare le passioni, le convinzioni, le simpatie. Una dimostrazione di aperto dissenso nei confronti del politicamente corretto, del pensiero eterodiretto, del giustizialismo, del moralismo perbenista: una bella pagina di democrazia e di libertà, da tramandare ai posteri, indipendentemente dal giudizio di valore che ognuno di noi assegnerà, nel suo privato, al controverso lascito dell’età berlusconiana.