Un congresso per silenziare (o rimuovere) una ricorrenza? È il dilemma che agita da quest’estate le fila dei lepenisti francesi. Una questione apparentemente di forma — il prossimo cinque ottobre cade il cinquantesimo anniversario della fondazione del Front National — ma anche e soprattutto di sostanza. Celebrare la nascita della creatura politica di Jean Marie Le Pen significa non solo ripercorrere mezzo secolo di vittorie (poche), sconfitte (tante), travagli (moltissimi) ma riproporre e ribadire una gemmazione che oggi imbarazza una parte importante dei quadri del Rassemblement National.
Ai loro occhi l’RN, nato nel 2018 con il congresso di Lille, è ormai altra cosa del vecchio Front di Jean Marie — a sua volta espulso nel 2015 dalla figlia per le sue dichiarazioni sulla Shoah — quindi niente celebrazioni o festeggiamenti ma avanti tutta verso il congresso nazionale fissato per il prossimo 5 novembre. Il primo nella storia della destra lepenista senza un membro della famiglia candidato alla presidenza.
Una linea “modernista” non a caso voluta da Jordan Bardella, il ventiseienne eurodeputato a cui Marine Le Pen nel settembre 2021 ha affidato il partito e oggi candidato alla presidenza del RN. Per Bardella non è più tempo di nostalgie ma di «responsabilità e maturità» e liquida il passato con un omaggio agrodolce al vecchio Le Pen: «non possiamo rimproverarlo d’aver amato in suo paese e d’aver probabilmente voluto allarmare, talvolta in modo eccessivo, sui pericoli che minacciavano il nostro popolo, in primis l’immigrazione». Nulla di più e nulla di meno.
Ovviamente la rimozione non entusiasma i fedelissimi della Fiamma e i residui fans dell’antico Chef. A dar loro voce e coraggio c’è Louis Alliot, sindaco di Perpignan ma soprattutto quadro storico del Front, vice presidente del RN e già compagno di Marine. Per il cinquantatreenne Louis la data del 5 ottobre sarà l’occasione «per spiegare realmente cos’è stato il Front National e cos’è oggi il Rassemblement National. Non una festa ma un incontro scientifico di alto livello». E poiché in casa Le Pen le cose sono sempre molto complicate e mai serene non vi sarà alcuna riconciliazione parentale. Per Alliot, sebbene «il suo passato non sia vergognoso Jean Marie è molto distante da noi, ci critica, ci attacca, continua a rimproverare Marine d’ogni nefandezza».
Insomma, c’è chi preferisce dimenticare e chi vorrebbe mantenere integro almeno un filo di memoria, d’identità. In questo trambusto suona assordante il silenzio di Marine. La signora ha lasciato formalmente le redini del RN per concentrarsi dallo scorso giugno sulla difficile navigazione a Palais Bourbon, sede del parlamento transalpino. Un compito faticoso. Guidare gli 89 deputati, un record assoluto per i “marinistes”, e imporre loro una linea di responsabilità istituzionale e, nei limiti del contesto parlamentare, dialogante con le forze governative e la destra postgaullista non sempre è facile. Più volte madame Le Pen ha dovuto raffreddare gli ardori dei suoi deputati (quasi tutti neofiti) e richiamarli all’ordine.
Un clima che non è sfuggito ai cronisti de “Le Figaro” che così descrivono l’atmosfera: «Quando Marine è assente dall’aula i suoi si barricano alla buvette o assumono atteggiamenti estremisti, guastando così il lavoro della loro comandante».
Problemi superabili con il tempo e l’esperienza, confida Alliot guardando al prossimo congresso e attendendo (magari) un appoggio dalla sua ex fidanzata. Ma anche in questo caso Marine preferisce tacere. La successione alla presidenza del RN dovrà svolgersi in armonia e assoluta tranquillità poiché, come lei non cessa di ricordare ai due competitori: «sia Jordan che Louis dovranno presentare ai congressisti il lavoro fatto, le loro qualità senza mai denigrarsi o insultarsi». Vedremo…